Politica

Il Cav contro i pm: uccidono le larghe intese sulla mia pelle

Berlusconi reagisce: "È solo l'inizio, ma se pensano di farmi fuori si sbagliano". E Alfano lancia una manifestazione di piazza "per difendere la democrazia"

Il Cav contro i pm: uccidono le larghe intese sulla mia pelle

«Vogliono ammazzare le larghe intese sul nascere. E per questo i pm sono pronti a passare sulla mia pelle». Sapeva che da Napoli e Reggio Emilia erano in arrivo altre inchieste, come sa bene che altre due sono già in caldo e pronte ad esplodere. Eppure Silvio Berlusconi l'affaire De Gregorio non lo prende affatto bene visto che già era impegnato a preparare l'udienza d'appello sui diritti tv Mediaset a cui potrebbe partecipare oggi. Ed è anche per questo che alla fine salta l'atteso videomessaggio con cui il Cavaliere avrebbe voluto affondare colpi contro quello che in privato non esita a definire «un golpe». Un po' per ragioni di tempo, un po' perché per il momento l'ex premier preferisce lasciar parlare il partito.
Con i suoi, però, il leader del Pdl non lesina critiche pesantissime. E non ha dubbi sul fatto che sia in corso un'operazione per «ammazzare sul nascere le larghe intese». Mettere Berlusconi sotto botta, infatti, significa presentarlo nei fatti come un interlocutore poco credibile. Oltre che piuttosto impegnato, visto che nel prossimo mese - determinante per le sorti del governo che verrà e per la nomina delle prime tre cariche dello Stato - il Cavaliere sarà alle prese non solo con il processo Mediaset ma anche con quello Ruby, tutti e due destinati ad andare a sentenza a breve. Insomma, l'agenda politica del Paese sarà ancora una volta scandita dalle udienze di Berlusconi e da eventuali nuove inchieste. L'ex premier l'ha capito e non è intenzionato a mollare di un centimetro. «Se pensano che io mi faccia da parte - ripeteva ieri nel corso di alcune telefonate - non hanno ancora capito come sono fatto». Nessun passo a lato, insomma, anzi l'intenzione di giocare in prima persona la delicata partita politica delle prossime settimane. Se poi con la scusa dell'inchiesta sulla presunta corruzione di De Gregorio - è il senso dei ragionamenti di Berlusconi - vogliono delegittimarmi come interlocutore e saldare un asse tra Pd e M5S facciano pure. Perché «credo che la soluzione più giusta per il Paese sia sedersi a un tavolo e ragionare insieme» ma «se mi vogliono lasciare il monopolio dell'opposizione non ho alcun problema...».
Un Cavaliere agguerritissimo, tanto che Angelino Alfano lancia l'idea di una manifestazione di piazza per «difendere la democrazia e la libertà». Non un'idea butta lì per caso se da via dell'Umiltà hanno già iniziato a sondare il territorio per far confluire a Roma quanti più militanti possibili. L'idea sarebbe quella di andare in piazza San Giovanni, magari già sabato 16 marzo, il giorno dopo l'insediamento del nuovo Parlamento.
D'altra parte, Berlusconi è convintissimo che questo sia «solo l'inizio». Erano certi sarei uscito sconfitto dal voto - ripete al telefono con un ex ministro - e non se ne riescono a fare una ragione, soprattutto dopo che il partito dei pm è restato fuori dal Parlamento. Clima infuocato, dunque. Con un dettaglio di non poco conto, visto che ora tutte le questioni legate alle vicissitudini giudiziarie del Cavaliere passeranno dalla Giunta per le autorizzazioni del Senato dove la nuova maggioranza non è certo più quella della scorsa legislatura. È probabile, insomma, che arriverà il via libera ad aprire la cassetta di sicurezza sequestrata ieri a Berlusconi. Il primo di una serie di voti destinati ad incendiare anche la prossima legislatura.

Silvio Berlusconi, in seguito ad alcuni esposti arrivati alla Procura di Reggio Emilia, è stato iscritto nel registro degli indagati per il «voto di scambio» che sarebbe contenuto nella lettera inviata in campagna elettorale in cui il leader del Pdl, in caso di vittoria, prometteva la restituzione dell'Imu 2012. Il coordinamento provinciale del Pdl di Reggio Emilia non ci sta e reagisce all'attacco: «Vengano indagati, oltre ai 7 candidati reggiani, anche i quasi 1.300 candidati del Pdl a livello nazionale».

E la senatrice Alessandra Mussolini replica: «Indagati? Mi autodenuncio e come me sicuramente faranno tutti gli eletti del Pdl».

Commenti