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Il Cav convinto dai sondaggi: partito in volo con i volti nuovi

Gli "Impresentabili" fanno perdere più voti di quelli che hanno in dote". Berlusconi chiama Cosentino: "Nicola, non posso buttare via un mese di rimonta". Fallisce la mediazione infinita di Verdini. Fuori anche Scajola e Dell'Utri

Il Cav convinto dai sondaggi: partito in volo con i volti nuovi

Claudio il fedelissimo, l’organizzatore di Forza Italia, è già fuori. Marcel­lo, l’amico di sempre,è chiama­to al «passo indietro». Ma an­che Nick ’o mericano presto se ne dovrà fare una ragione. «Ca­ro Nicola, capisci, non posso buttare via un mese di rimon­ta ». E poca im­porta se le tabel­le portate da Co­sentino dimo­strano che senza di lui la Campa­nia è persa. «Ni­cola- spiega il Ca­valiere - io ho un sondaggio. Se non ripuliamo le liste qui perdia­mo tutto, non so­lo la Campania ».
Conclave teso, discussioni acce­se, limature infi­nite degli elen­chi, un continuo braccio di ferro tra Angelino Alfa­no e Denis Verdi­ni. La svolta si concretizza quando sul tavo­lo di Silvio Berlu­sco­ni arriva il rile­vamento di Ales­sandra
Ghisleri. Il rapporto test­i­monia di come nelle ultime ore il clima generale sia cambiato e di quanto la partita ora si giochi sul terreno dell’onesta e della questione morale: in questo quadro, scandali e inchieste ri­schiano di essere decisivi. In­somma, stando al sondaggio, se Berlusconi non dà un segno di rinnovamento, si espone a giorni e giorni di attacchi e di campagne, con il pericolo di bruciare in una settimana tutto un mese di recupero.
Dunque linea dura, via dagli elenchi gli «impresentabili» e
gli inquisiti, che fanno perdere più voti di quanti ne portano, e sotto con l’«operazione bian­cheria ». Questo l’orientamen­to che filtra dal chiuso del gabi­netto di guerra riunito a Palaz­zo Grazioli. Numeri alla mano, sarebbe meglio che il Pdl tenes­se alla larga personaggi che hanno delle pendenze giudizia­rie, anche perché dal fronte op­posto il Pd, con una mossa di grande effetto mediatico, ha cancellato tutti gli indagati dal­la liste della Sicilia, pure quelli che hanno vinto le primarie. Ma c’è di più: secondo la rela­zione Ghisleri, gli impresenta­bili, anche se hanno seguito elettorale nei loro feudi, com­promettono l’immagine del Pdl e rischiano di far perdere vo­ti ovunque. E il Cav, a quanto pare, si sta convincendo. Il pri­mo segnale dell’inversione di rotta è giunto con la rinuncia di Scajola: il suo gran rifiuto, rac­contano, l’ex ministro allo Svi­luppo economico lo ha reso pubblico solo dopo che Berlu­sconi gli aveva domandato di farsi da parte. Il secondo indi­zio? Le parole dell’ex premier su Marcello Dell’Utri. Venerdì in tv ha difeso il suo «amico ga­lantuomo » ma ha pure annun­ciato di volergli chiedere un passo indietro.
Poi c’è il dossier Campania. Tutto ruota attorno a Cosenti­no, indagato in due processi connessi a questioni legate alla camorra e gia salvato due volte alla Camera dalla richiesta di arresto: tenerlo fuori, sostengo­no i suoi, equivale a mandarlo a Poggioreale. Cosentino ha una grande influenza in Cam­pa­nia e un suo contributo diret­to può decidere le sorti del pre­mio di maggioranza regionale per il Senato. Se cade lui, rotole­ranno sicuramente anche le te­ste
di Marco Milanese, Alfonso Papa, Amedeo Laboccetta. Si salverà forse Luigi Cesaro,chia­mato Giggino ’a purpetta, presi­dente della Provincia di Napo­li.
A difendere la pattuglia degli inquisiti è rimasto Verdini, uo­mo delle mille trattative. Il coor­dinatore agita numeri e percen­tuali, cerca di convincere Berlu­sconi che, senza Cosentino e so­ci, la corsa in Campania è finita prima di cominciare. Tuttavia il Cavaliere sembra aver fatto la sua scelta. E quella delle liste pulite non è solo una questione di principio.

«Se Silvio- raccon­tano a Palazzo Grazioli- si è per­suaso con un sondaggio che Co­sentino lo danneggia, lo fa fuo­ri in meno di due minuti».

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