Il Cav frena i malpancisti: ok riforme, ma poi l'Italicumil retroscena »

diI l fatto che a ieri sera la convocazione ufficiale ancora non ci fosse ha fatto sorgere il dubbio a qualcuno che Silvio Berlusconi stesse pensando di soprassedere. E rinviare l'attesa riunione con deputati, senatori ed europarlamentari di Forza Italia più avanti, così da evitare che qualche tensione interna potesse magari essere materia del confronto. Invece l'ex premier la riunione congiunta dei gruppi parlamentari di Camera, Senato ed Europarlamento non solo la vuole fare - c'è solo un problema di orario - ma nella sua testa già la immagina come l'appuntamento in cui ribadire che Forza Italia «farà le riforme» e «non ha alcuna intenzione di sottrarsi agli impegni presi».
La linea, insomma, resta quella già tracciata. Con Berlusconi che non ha intenzione di sfilarsi nonostante - questo sarà il senso del ragionamento che farà domani - dei dubbi li abbia anche lui su alcuni aspetti dell'accordo complessivo. Però, dirà, abbiamo capito che da soli il Paese non si cambia e dunque siamo pronti a fare dei compromessi. Detto questo, l'ex premier chiederà a Matteo Renzi di accelerare al massimo sulla legge elettorale, in modo che la riforma del Senato e del sistema di voto viaggino praticamente in parallelo. Perché si dovesse bloccare il percorso dell'Italicum, è il timore di Berlusconi, finirebbe con Forza Italia che vota la riforma del Senato voluta da Renzi senza portare a casa nulla. Non è un caso, insomma, che proprio ieri il presidente dei senatori azzurri Paolo Romani abbia detto di augurarsi che «appena conclusi i lavori» dell'Aula sulle riforme «inizi immediatamente l'esame della legge elettorale».
Nonostante l'agitazione di questi giorni, dunque, l'ex premier è certo di riuscire facilmente a convincere quei senatori azzurri che hanno manifestato dubbi e malumori sulla riforma. E quindi alla fine il voto della prossima settimana non dovrebbe far registrare alcun problema. Certo, è possibile che resti qualche dissenso interno e che magari Augusto Minzolini - il capofila dei frondisti - non voti con il gruppo (già ieri in Commissione si è astenuto sulla reintroduzione dell'immunità), ma il resto dei malpancisti sarebbero destinati a rientrare. Anche perché, e non è un dettaglio, al Senato si vota con scrutinio palese.
L'accordo con Renzi, ribadirà poi Berlusconi domani, è solo e soltanto sulle riforme. Mentre sul resto il confronto resta duro e la posizione di Forza Italia molto critica. Ecco perché Giovanni Toti punta il dito sulla «pressione fiscale record» e attacca sul «fallimento» dell'operazione Mare nostrum. Mentre Deborah Bergamini, responsabile comunicazione di Forza Italia, sottolinea come i dati dell'Istat su Pil e occupazione siano «un brusco risveglio rispetto alla macchina dei sogni renziana». «Questo esecutivo - dice - continua a navigare a vista».
Sullo sfondo, resta una certa tensione interna. Con un Raffaele Fitto piuttosto critico rispetto a «l'approccio passivo di Forza Italia» che «farà bene a non occuparsi solo di riforme».

«Dobbiamo far capire agli elettori che strada abbiamo preso e - scrive sul suo blog l'eurodeputato - dove porta». E ancora: «Bisogna evitare l'avvitamento interno e avviare il confronto e la discussione. Trasparente. Così da dare risposte agli elettori e da diventare la vera alternativa a Renzi».

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