Il Cav guarda al segretario Pd: asse possibile sul Mattarellum

"Finalmente la sinistra ha un leader che riconosce il mio ruolo, con lui intesa sulle regole del voto"

Il Cav guarda al segretario Pd: asse possibile sul Mattarellum

Tutto rinviato a dopo l'Epifania. Che, ironizza uno dei pochi che in Forza Italia non ha ancora perso il buon umore, «tutte le nomine si porta via». Già, perché ancora una volta Silvio Berlusconi decide di dribblare bellamente le tante pressioni per mettere mano alla macchina organizzativa e nominare i nuovi vertici nazionali e territoriali.

I big di piazza in Lucina insistono sul punto e in una riunione fiume a Palazzo Grazioli chiedono al Cavaliere almeno la convocazione dell'Ufficio di presidenza. «Un modo per dare un segnale perché c'è chi inizia a pensare che Forza Italia sia solo la bad company e che tu ti voglia concentrare sui Club Forza Silvio», gli fanno presente i colonnelli. L'ex premier nega, rassicura tutti e spiega che dopo Natale metterà mano all'organigramma. Insomma, l'ennesimo nulla di fatto. Con un Berlusconi che – così lo racconta uno parlamentare a lui molto vicino – inizia a mal sopportare le richieste che ogni giorno arrivano sulla sua scrivania. «Ho tutti contro, dei magistrati che sono arrivati persino ad impedirmi di partecipare al vertice del Ppe a Bruxelles – si è sfogato due giorni fa – e c'è chi si preoccupa solo dell'incarico che avrà nel partito. Oggi siamo in una Repubblica giudiziaria», dirà a sera durante il brindisi di Natale. Occasione in cui smentisce una sua «antipatia» verso il partito.

In verità, il fastidio è strisciante da tempo e ha portato il Cavaliere a concentrarsi soprattutto sul lancio dei Club Forza Silvio, «la nostra arma per vincere», uno strumento più snello ed efficace e nel quale poter proporre facce nuove e giovani senza i veti della vecchia nomenclatura. L'ex premier dovrebbe tornare ad Arcore già nel pomeriggio dopo essere arrivato a Roma solo ieri mattina. Una toccata e fuga, insomma. Anche per evitare la fila dei questuanti alla porta.

Un Berlusconi che a sera è atteso da deputati, senatori ed europarlamentari riuniti a piazza San Lorenzo in Lucina per i saluti di Natale. Un appuntamento all'insegna dell'austerità, con buffet ristretto e - per la prima volta - senza i consueti doni natalizi per i parlamentari presenti. Tempi di crisi, insomma, anche in Forza Italia. Un Cavaliere, quello che arriva al brindisi natalizio con due ore di ritardo, comunque soddisfatto, soprattutto dopo aver sentito l'intervento di Matteo Renzi alla presentazione del libro di Bruno Vespa insieme ad Angelino Alfano. E parlando al telefono con un senatore è per il sindaco di Firenze che ha parole di elogio. Perché, confida, «finalmente la sinistra ha un leader che riconosce il mio ruolo». Il Cavaliere si riferisce evidentemente allo scambio di battute tra il segretario del Pd e Alfano sulla legge elettorale, materia sulla quale Renzi esclude si possa andare avanti a maggioranza. Che, traducendo, significa interloquire anche con Berlusconi. Anche e soprattutto, visto che Forza Italia resta comunque uno dei tre principali partiti con Pd e M5S. Un'apertura che piace a un Berlusconi che inizia a convincersi che un patto con Renzi sulla legge elettorale «potrebbe tenere davvero». Magari sul ritorno al Mattarellum, un sistema che per ragioni diverse e con sfumature differenti potrebbe stare bene anche a Beppe Grillo. E che per il Cavaliere avrebbe invece il vantaggio di costringere il Ncd a tornare a Canossa, mentre per Renzi sarebbe una sorta di clausola anti-scissione all'interno di un Pd sempre più in ebollizione. Il ritorno al Mattarellum potrebbe essere un punto d'equilibrio. Su cui peraltro la Corte Costituzionale non potrebbe avere nulla da ridire.

Un Berlusconi che spera ancora in un ritorno alle urne prima dell'estate. «Manderò due milioni di lettere a tutti quelli che avevano aderito a Forza Italia», dice durante il brindisi.

Intanto, dalle colonne de Il Mattinale, la nota politica redatta dallo staff di Renato Brunetta, arriva l'ennesimo affondo ad Alfano. «Ci domandiamo cosa faccia ancora al governo», si legge.

E ancora: «Temiamo che all'Angelino nostro abbiano ammanettato le ali, e sia lui agli arresti domiciliari a Palazzo Chigi, murato in una maggioranza e in un governo dove il baricentro è a sinistra che di più si va a Cuba». Chiusa con sfottò: «Torna a casa, Angelino. Non è ironia, ma appello alla ragione».

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