Berlusconi rimanda il viaggio per Sochi, in Russia. Invece che a Est si dirige verso Ovest, destinazione villa La Certosa, in Costa Smeralda. Niente faccia a faccia con Vladimir Putin, quindi, per quella che doveva essere una toccata e fuga sul Mar Nero. Così, per un breve periodo di riposo, il Cavaliere sceglie la Sardegna. Motivo: ricaricare le pile dopo gli ultimi sforzi di campagna elettorale. Venerdì il comizio conclusivo per lanciare il candidato sindaco Gianni Alemanno; l'11 maggio il raduno in piazza a Brescia, con tanto di contestazioni da parte della sinistra radicale.
Ma più che la fatica del palco, Berlusconi sente il peso dell'eterna battaglia con chi lo vorrebbe politicamente morto. Frange politicizzate della magistratura, in primis; ampi settori del Pd, in secundis. Settori che non vedono l'ora di cavalcare l'attacco finale che stanno sferrando le procure più colorate d'Italia. Alle quali, tuttavia, il Cavaliere ha deciso di non rispondere in alcun modo. Anche a costo di mordersi la lingua. Al varco due sentenze clou: quella di primo grado del processo Ruby, dopo che i legali, tra qualche giorno, faranno la loro arringa; e quella di Cassazione sul processo Mediaset, il cui pronunciamento dovrebbe arrivare in autunno. Due i motivi per cui Berlusconi preferisce tacere. Tanto che venerdì scorso, dal palco del Colosseo, ha detto chiaro che «della magistratura parleremo un'altra volta». Eppure è un tema che scalda cuore e anima della piazza. Il primo motivo è strategico: la linea Coppi, dal nome del difensore avvocato Franco Coppi, impone toni bassi, bassissimi, in ossequio al «consiglio» arrivato dal Colle.
Il secondo motivo è politico: meno ruvide sono le reazioni del Cavaliere nei confronti dei giudici, meno forti sono le scosse telluriche che colpiscono palazzo Chigi. In effetti Berlusconi sente il peso di non far traballare troppo un governo, eccezionale nel suo dna. Già, come ripete sempre l'ex premier, l'accordo per il governo delle larghe intese è «un matrimonio di interesse, non certo d'amore». Se poi Pd e Pdl iniziano a mordersi sulla giustizia, la nave guidata da Letta è destinata ad andare a scogli. Meglio di no. Ne è convinto il Cavaliere, da settimane nelle vesti di colomba delle colombe. Il falchismo viene quindi messo nell'armadio con un ragionamento semplice: se salta tutto, le elezioni saranno una chimera. Con il Porcellum è escluso il ritorno al voto e al limite sarebbero più probabili le dimissioni del capo dello Stato. A quel punto nessuno garantirebbe più che al Quirinale non venga eletto un Rodotà o un Prodi o qualcuno ostile al Cavaliere. Passo successivo: un governo di sinistra-sinistra, impermeabile alle ricette del Pdl. Sia mai. Quindi meglio abbozzare, tacere, sopportare quello che Berlusconi giudica un attacco delle procure fuori dal mondo.
E un altro segnale di non belligeranza con il Pd sembra arrivare anche dal campo dei diritti dei gay.
Lo spunto è di Sandro Bondi che, prendendo spunto da una lettera di un diciassettenne gay, apre alle coppie omosessuali: «Non capisco perché i cattolici debbano fare delle battaglie contro chi invoca il riconoscimento delle unioni fra omosessuali, al di là delle diverse e legittime posizioni sul significato del matrimonio». Seguito a ruota da Galan, arrivano infatti gli applausi dai democrat.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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