Berlusconi mette pace in Fi e impone la linea soft su Renzi

Oggi Ufficio di presidenza per ricomporre le tensioni. Verso una soluzione del caso Fitto. Sul governo: non possiamo puntare alla crisi, fino al 10 aprile ho le mani legate

Berlusconi mette pace in Fi e impone la linea soft su Renzi

Sarà il giorno della mozione degli affetti. O, per dirla in modo più colorito, il giorno della carota. Con il Cavaliere che ancora una volta si prodigherà per rasserenare gli animi dentro un partito che ormai da mesi vive sull'orlo di una crisi di nervi. L'appuntamento è per oggi pomeriggio, quando alle 16 si riunirà a Palazzo Grazioli quell'Ufficio di presidenza che, appena nominato, martedì aveva fatto andare i big di Forza Italia su tutte le furie. Perché la scelta di indicare 30 membri con diritto di voto e 37 «osservatori aggiunti» ha di fatto scontentato tutti e dato il segnale di un Silvio Berlusconi deciso a tirare dritto sulla strada del rinnovamento nonostante le resistenze interne.

Così, oggi l'ex premier farà il possibile per ricompattare il partito. Nel giorno del ventennale della prima vittoria elettorale (le elezioni del 27 e 28 marzo 1994), il leader di Forza Italia farà appello non solo ai valori comuni ma alla tanta strada fatta insieme e cercherà di sopire le polemiche interne. Perché, sarà il senso del ragionamento, c'è bisogno di un partito unito e compatto: in vista di quel fatidico 10 aprile in cui si terrà la prima udienza per decidere se il Cavaliere sarà affidato ai servizi sociali oppure avrà gli arresti domiciliari ma anche delle elezioni europee di fine maggio. Ed è anche di candidature che si parlerà oggi. Con Raffaele Fitto è in corso una mediazione e ieri sera sembrava essere a un passo un'intesa che porterebbe a un sostanziale via libera all'ex ministro per correre in Europa (dimettendosi da deputato). Più complicato, invece, il caso di Claudio Scajola, visto che - almeno a ieri - non sembra abbia fatto breccia la lettera in cui gli amministratori locali della Liguria (consiglieri regionali, presidenti di provincia e sindaci) chiedono a Berlusconi e all'Ufficio di presidenza di candidarlo. Presa martedì notte, invece, la decisione sul simbolo che si troverà sulla scheda elettorale: la bandiera di Forza Italia con sotto la scritta «Berlusconi».

La conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che le manovre di avvicinamento con il Ncd non sono destinate al breve periodo e che alle europee ognuno andrà per la sua strada. Che poi siano in atto sommovimenti è fuor di dubbio, tanto che anche ieri Giovanni Toti e Angelino Alfano si sono sentiti al telefono. Mentre nell'Aula del Senato c'è chi ha notato l'affettuoso abbraccio con cui si sono salutati Mariarosaria Rossi e il senatore alfaniano Andrea Augello.

Europee a parte, il tema centrale sul tavolo di Berlusconi resta quello del rapporto con il governo. Che l'esecutivo guidato da Matteo Renzi stia iniziando a dare segni di debolezza è infatti chiaro a tutti e c'è da decidere se provare ad approfittarne oppure no. Al momento, è il senso dei ragionamenti del Cavaliere, l'idea è quella di «non premere sull'acceleratore» della crisi di governo. Finché non arriva il fatidico 10 aprile, infatti, il leader di Forza Italia si sente di avere «le mani legate» ed è convinto che se dovesse forzare potrebbe poi pagarne le conseguenze con misure restrittive più pressanti. Berlusconi, infatti, teme che invece dell'affido ai servizi sociali il magistrato di sorveglianza possa dargli gli arresti domiciliari, magari condendoli con una serie di lunghi e meticolosi vincoli che praticamente lo potrebbero ad un isolamento di fatto.

Ma c'è anche un'altra cosa di cui non si capacita ed è la perdita dell'elettorato. «Ma vi pare - si è sfogato in privato - che io che ho fondato un partito, sono stato presidente del Consiglio e ho partecipato a vertici con i grandi del mondo ora non ho nemmeno il diritto di votare?».

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