Il Cav prende un mese di pausa per tentare la tregua coi giudici

Congelate le uscite pubbliche per evitare nuovi incidenti. Ma in privato si sfoga: mi vogliono in manette. Slitta la decisione della procura sulle frasi dette a Napoli

Il Cav prende un mese di pausa per tentare la tregua coi giudici

O ggi non è atteso a Roma, a differenza di quanto solitamente prevede l'agenda il martedì. Silvio Berlusconi se ne dovrebbe infatti restare in quel di Arcore ancora qualche giorno, di nuovo alle prese con le solite questioni giudiziarie. Pende, infatti, una possibile richiesta della procura di Napoli, che potrebbe aprire un fascicolo a suo carico per oltraggio alla Corte (la decisione era inizialmente prevista per ieri, ma è poi slittata). Senza contare l'appello del processo Ruby, per il quale la sentenza dovrebbe arrivare dopo il 18 luglio, giorno in cui è previsto si riunisca la Camera di consiglio.

Sul fronte giudiziario, insomma, una vera e propria stretta. Che il leader di Forza Italia non vede affatto di buon occhio, al punto da temere che l'obiettivo finale sia quello di arrivare alla revoca dei servizi sociali per poi passare prima agli arresti domiciliari e poi al carcere vero e proprio. Non è un caso che negli ultimi giorni con più di un interlocutore si sia lasciato andare a considerazioni piuttosto nette. «Non saranno contenti finché non mi vedranno in manette», è il senso dei ragionamenti di un Berlusconi alquanto preoccupato. Altrimenti, argomenta l'ex premier in privato, non si capirebbe la ragione di tanto rumore per quanto detto giovedì scorso deponendo come testimone a Napoli nel processo Lavitola. Considerazioni fatte centinaia di volte, cose che pensano - a torto o a ragione - milioni di italiani. «La magistratura - sono state le sue parole - è incontrollata, incontrollabile e ha l'impunità piena». Insomma, nessun attacco diretto a un giudice in particolare o ad un singolo collegio giudicante ma valutazioni di carattere generale sull'attività dei giudici. Eppure la procura di Napoli - si ragiona ad Arcore - ha preferito non chiudere subito la vicenda e tenere la partita aperta.
Tutte ragioni, queste, che hanno portato Berlusconi a «congelare» le uscite pubbliche previste in agenda, proprio in attesa che la situazione sia meno incerta. Ecco perché non si dovrebbe tenere se non dopo l'estate l'atteso Ufficio di presidenza di Forza Italia in cui provare a fare un po' di chiarezza nel partito (l'ex premier per ora si è limitato a incontrare Laura Ravetto valutando positivamente la bozza di regolamento per le eventuali primarie interne che le ha consegnato la deputata azzurra). Ed ecco perché è slittata al 22 luglio la presentazione del libro Il cuore oltre gli ostacoli di Michaela Biancofiore che si sarebbe dovuta tenere dopodomani. Per il momento, è stato il ragionamento di Berlusconi e dei suoi collaboratori più stretti, in pubblico è meglio non parlare.

Sullo sfondo, resta il dibattito sulle riforme. Con un Berlusconi che continua a guardare al confronto in corso con il solito scetticismo.

Non tanto per il merito del dibattito in corso, quanto per il tentativo di scaricare su Forza Italia la questione della reintroduzione dell'immunità per i senatori. «Forza Italia - ribadiva ancora ieri il presidente dei senatori azzurri Paolo Romani - non ha mai chiesto né discusso che fosse reintrodotta l'immunità».

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