Cav in pressing sulla manovra: mette le mani in tasca al Paese

Berlusconi prova a mettere all'angolo Alfano e lascia che i lealisti critichino apertamente la finanziaria. I pontieri incalzano i governativi: unità doverosa

Cav in pressing sulla manovra: mette le mani in tasca al Paese

Mentre prosegue la partita a scacchi con Alfano, a Berlusconi arriva un bell'assist dalla Cgia di Mestre. Il centro studi ha calcolato l'impatto economico del provvedimento messo a punto dal governo e il risultato è pessimo. Le tasse aumentano. Berlusconi legge, condivide, scuote il capo. E si convince ancor di più che la rotta scelta è quella giusta: niente sconti a un governo timido sulla spesa pubblica e che, come al solito, «mette le mani in tasca agli italiani». Da Arcore, lascia che siano i lealisti a partire lancia in resta contro il provvedimento. «Qui non serve la cipria, la legge di stabilità va riscritta», avverte Daniele Capezzone. Che poi spiega: «L'appello di Confedilizia e della Cgia va nella direzione di quanto alcuni di noi dicono da giorni. Una manovra che, stando ai saldi netti da finanziare, prevede nel 2014 ben 9,45 miliardi di maggiori spese e solo 2,64 miliardi di minori entrate, da coprire con 11,4 miliardi, di cui solo 4,2 miliardi di minori spese e ben 7,2 miliardi di maggiori entrate. Può essere quindi definita una manovra tassa-e-spendi». Ma ci sono margini per correggere il provvedimento? «Alla Camera siamo l'ultimo vagone ma al Senato no - ragiona Capezzone -. E lì si vedrà nel giro di un minuto quale sarà l'atteggiamento di alcuni di noi. Capiremo subito che margini ci saranno per intervenire e quanto a fondo».

All'attacco anche Anna Maria Bernini: «La verità viene sempre a galla e non ci piace: doveva essere il governo che abbassa le tasse, riduce la spesa pubblica e dice la verità agli italiani; si sta dimostrando il governo che alza le tasse, non riduce la spesa pubblica e mente sui numeri reali». Ancora più tranchant Giancarlo Galan («Solo, solo, solo tasse. Io rispondo: basta, basta, basta!») e Manuela Repetti: («Letta, che al termine del Cdm sfoggiava la bandiera del primo ministro che non aveva aumentato le tasse, viene completamente sbugiardato»).

Berlusconi non può che condividere, consapevole che gli ultimi dati mettono in difficoltà i governisti. Il match con Alfano resta aperto e sembra sempre di più una partita a scacchi. Nessuno dei due vuole rompere ma entrambi sperano che l'altro ceda. Il Cavaliere ha chiesto ad Angelino di convergere sul documento che riassegna a lui la leadership di Forza Italia. Il vicepremier pretende invece un riconoscimento ufficiale dell'anima da lui rappresentata e la rassicurazione che il governo vada avanti: «Per il suo bene e quello del Paese, presidente», gli ha detto nell'ultimo incontro a Grazioli. Il Cavaliere ha congelato la questione con un «ne riparleremo, Angelino» ma le posizioni restano ferme. In una sorta di gioco del cerino, dove nessuno ha l'interesse di forzare per lo strappo, Berlusconi e Alfano lasciano che i rispettivi schieramenti pidiellini incrocino le spade via stampa.

Schermaglie che non si placano tra alfaniani e lealisti. In mezzo, i cosiddetti «pontieri» alla Gasparri e Matteoli che però lavorano ai fianchi Alfano: «Non è solo possibile ma doveroso creare intorno a Silvio Berlusconi un armonioso e unitario partito. Il che non vuol dire rinunciare al confronto, privilegiando merito, qualità e militanza a eserciti e finti politici». E ancora più diretto: «Si riunisca quindi al più presto il Consiglio nazionale e si confermi il grande progetto unitario del centrodestra. Sono certo che Alfano vorrà condividere questa linea per tutelare qualità e militanza autentiche senza subire condizionamenti da parte di chi ha preso la guida della sua area». Un Angelino considerato, da molti lealisti, quasi ostaggio dei suoi falchi.

Ecco perché ripartono gli appelli al vicepremier per firmare gli otto punti usciti

dall'ultimo ufficio di presidenza: «Auspico che tutti gli amici firmino quel documento», chiede Matteoli, uno dei pontieri più attivi. Altrimenti sarà la conta che nessuno vuole perché rischia di finire con la sconfitta per tutti.

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