L a replica a Giorgio Napolitano è tanto ragionata quanto netta. Nessun attacco diretto, niente critiche o polemiche. Ma il fatto che Silvio Berlusconi definisca le sue dimissioni del 2011 «responsabili ma non libere» è una risposta che lascia poco spazio alle supposizioni. Ospite su La7 di Coffee break, infatti, il leader di Forza Italia sa perfettamente che arriverà la domanda sulla nota del Quirinale e la risposta l'ha studiata nel dettaglio. Il fatto di voler definire le sue dimissioni «non libere», dunque, è un modo neanche tanto sfumato per ribadire che fu una scelta a cui fu costretto.
Nessun passo indietro, insomma, sulla convinzione che vi sia stato un «golpe bianco». Organizzato da alcune cancellerie europee - ripete in privato l'ex premier - e con il benestare non solo di Bruxelles ma anche di alcuni palazzi del potere in Italia, uno in particolare.
Ancora una volta, pubblicamente Berlusconi sceglie la via della prudenza e non punta il dito contro un Giorgio Napolitano che nelle sue conversazioni private non esita a definire «il regista» di quanto accadde nel 2011, convinto che «il suo lavarsene le mani e far finta di niente oggi» non sia che la conferma «di un suo ruolo attivo ieri». Così, anche nel tardo pomeriggio - quando è negli studi Rai di via Teulada per registrare la puntata di Telecamere - il leader di Forza Italia torna sulle rivelazioni dell'ex segretario di Stato americano Timothy Geithner ribadendo la necessità di una commissione d'inchiesta. «Vogliamo che sia fatta luce - dice - su un episodio molto grave che tocca la nostra indipendenza e la nostra democrazia». Per questa ragione, spiega, una commissione «dovrebbe arrivare a stabilire chi fu incaricato e da chi della di missione parlare a Geithner, come mai diversi colleghi sapevano che Monti sarebbe diventato presidente del Consiglio dopo di me, chi ha convinto un numero sempre in aumento di parlamentari della nostra maggioranza a farsi da parte». Un'operazione, dice l'ex Cavaliere, dietro la quale «ci sono gli alti livelli della eurocrazia di Bruxelles», e forse «anche il presidente di Ecofin».
Un fronte, quello del complotto, che il leader di Forza Italia non è affatto intenzionato ad abbandonare fino alla fine della campagna elettorale. Perché, ripete ai suoi, «è decisivo fare chiarezza su come andarono le cose». E poi, insiste, «non si possano chiudere gli occhi» di fronte a quanto successo nell'autunno del 2011. Anche perché «se fosse successo a un premier di sinistra e con un capo di Stato di destra sarebbe successa la rivoluzione, con la gente per le strade e gli assalti alle ambasciate».
Dietro Berlusconi c'è tutta Forza Italia che insiste sulla necessità di una commissione d'inchiesta. A partire da Giovanni Toti, consigliere politico dell'ex premier. «Io non so quale ruolo abbia avuto Napolitano e non voglio sbilanciarmi, certamente - dice - essendo garante della Costituzione qualche mancanza c'è stata, quanto meno in omesso controllo». Insomma, «il Colle non se la può cavare con una nota» perché «se mette la testa nella sabbia diventa complice qualora non lo fosse».
Ma l'ospitata mattutina in quel di La7 è per Berlusconi anche l'occasione di un incontro inatteso, un «primo contatto» con Ncd. A L'aria che tira è infatti ospite Nunzia De Girolamo, ex ministro e oggi capogruppo alla Camera. È proprio lei, prima di entrare in sala trucco, a chiedere un faccia a faccia con l'ex premier.
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