Il Cav sbarra il Quirinale a Prodi: "Se sarà eletto, meglio emigrare"

Berlusconi show a Bari: "Non abbiamo l'anello al naso. Governo forte o subito al voto: sarò candidato premier". L'accusa al Pd: "Col 29% vogliono tutte le cariche"

Il Cav sbarra il Quirinale a Prodi: "Se sarà eletto, meglio emigrare"

È un tuffo nell'entusiasmo popolare quello che Silvio Berlusconi si concede a Bari, in una piazza Libertà gremita come non mai. Una adunata, quella nella terra di Raffaele Fitto, vero dominus dell'organizzazione, che richiama alla memoria i tempi della discesa in campo, lo spirito del '94 e stupisce lo stesso presidente del Pdl, assediato anche in albergo da un migliaio di sostenitori che scandiscono il coro calcistico «un presidente, c'è solo un presidente». Il «messaggio» che l'evento vuole trasmettere viene subito messo in chiaro dal Cavaliere. «O facciamo un governo forte o è meglio ridare la parola agli italiani votando a giugno». Prima di entrare nel merito c'è però il tempo di giocare con il pubblico annunciando una «brutta notizia». «Purtroppo devo darvi una delusione, devo dirvi che qui sul palco non ci sarà Nichi Vendola con le sue imperdibili narrazioni e surreali elucubrazioni». Una stoccata ripetuta anche in occasione della solidarietà espressa a Fitto per la sua «persecuzione giudiziaria». «Raffaele ha subito una condanna assurda alla vigilia del voto. Sai Raffaele cosa dovevi fare? Dovevi fare come il grande Nichi che con i magistrati va amichevolmente a pranzo. Fatevi una domanda: cosa sarebbe successo se lo avessi fatto io? Immaginate i commenti di Santoro, Floris e Annunziata?».

Il nucleo centrale del suo discorso è però una sorta di missiva spedita a Pier Luigi Bersani, nel giorno in cui il segretario Pd è tornato a tagliare le gambe al dialogo. «Sono passati quasi 50 giorni. Vi sembra possibile questa assurda paralisi? Noi siamo stati chiarissimi fin dal primo giorno, abbiamo detto che siamo disponibili a un governo di coalizione e all'individuazione comune del Capo dello Stato. La sinistra con lo 0,3% di voti in più vuole prendersi le prime 5 cariche dello Stato. È assurdo».

Berlusconi allora organizza una sorta di sondaggio in diretta. «Volete voi Ingroia candidato?». La risposta è un boato di «no». Seguono i nomi di Gino Strada, Rosy Bindi, Milena Gabanelli. «Bene, siete stati chiari. E impazzireste di gioia se il futuro capo dello Stato fosse Romano Prodi? No? Che peccato, era il mio candidato preferito! Con lui presidente ci converrebbe andare tutti all'estero». Al suo vecchio rivale, Berlusconi dedica una critica collegata all'attualità. «Proprio lui che ha messo una tassa vergognosa per entrare nell'Ue ha osato attaccare la Thatcher. Per noi cultori della libertà in economia lei rimarrà sempre un modello da seguire». Esaurita la panoramica dei candidati quirinalizi, Berlusconi torna sul nodo dell'impasse politica. «Questi signori continuano a chiederci di regalargli i nostri voti. È vero siamo moderati ma non abbiamo l'anello al naso. Noi caro Pier Luigi, non siam mica qui a pettinare le bambole. Capiamoci una volta per tutte. Dieci milioni di persone hanno votato per l'abolizione dell'Imu, per abolire l'Irap e avere meno tasse sulle famiglie. Non possiamo tradirli. Se ci sarà una intesa rispettosa allora noi ci saremo nel superiore interesse del Paese. Ma se qualcuno pensa di fare melina per poi mettere su un altro governicchio modello Monti, si sbaglia di grosso. Noi siamo pronti a tornare al voto già a giugno. Anzi questa potrebbe essere la prima manifestazione della nostra campagna elettorale».

Una prospettiva, quelle delle urne, che non spaventa Berlusconi, pronto a scendere nuovamente in campo in prima persona. «Gli ultimi sondaggi ci danno al 34 con 4 punti di vantaggio. Serve un governo forte. Per questo io sarò in prima fila come candidato alla presidenza del Consiglio. È una necessità pesante e dolorosa ma alla quale sento di non potermi sottrarre». D'altra parte, aggiunge, «in questi anni ho fatto fuori uno dopo l'altro Occhetto, D'Alema, Rutelli, Prodi e le sue tasse, Veltroni e la sua melassa buonista e Bersani che diceva di vedere solo con il binocolo la nostra rimonta». L'ultimissimo pensiero è rivolto al pregiudizio verso il popolo di centrodestra, un richiamo all'orgoglio profondo del popolo dei moderati.

«Non vi è consentito di darci lezioni, di stabilire chi è presentabile e chi no. Abbiate rispetto di chi ha compreso le cose 60 anni prima di voi. Avete sbagliato tutte le scelte di fondo della storia. Siamo noi che dovremmo avere problemi a collaborare con voi».

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