Poco prima partire per la Russia per congratularsi personalmente con Vladimir Putin per il ritorno al Cremlino, l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi affida alla Komsomolskaya Pravda le prossime mosse politiche del centrodestra ricordando la scelta di responsabilità compiuta con il sostegno al governo Monti e l’intenzione di non ricandidarsi a Palazzo Chigi.
"Ci siamo fatti da parte, nonostante avessimo la maggioranza in Parlamento, sia alla Camera che al Senato, per un atto di responsabilità e di generosità verso il Paese, per cercare un accordo con l’opposizione sulle riforme istituzionali indispensabili per la governabilità del Paese, quelle riforme che da soli non saremmo riusciti ad approvare". Il Cavaliere ci tiene a rocordare che l'accordo si è rivelato possibile solo mettendo in campo un governo di tecnici. Un governo che Berlusconi e il Pdl sostiene "con convinzione e lealtà". "Non ho davvero intenzione di candidarmi per la sesta volta alla guida del governo - puntualizza Berlusconi - ma continuerò ad essere il presidente fondatore del Popolo della Libertà e lavorerò per favorire una stagione di riforme per il mio Paese".
Nell'intervista l'ex presidente del Consiglio garantisce anche la volontà di collaborare sul terreno delle riforme strutturali per rilanciare il Paese facendolo così uscire dalla crisi economica. Adesso il Pdl sta, infatti, lavorando con il centrosinistra e il Terzo Polo per cercare di varare le riforme che Berlusconi ritiene essere "indispensabili per modernizzare il Paese e renderlo governabile". Sino ad ora, solo per fare un esempio, i governi non hanno avuto alcun potere. Anche al quotidiano russo il leader del Pdl fa presente che "il presidente del Consiglio italiano non può neppure sostituire un ministro. Dopo il ventennio fascista, infatti, i nostri Padri costituenti, temendo che si potessero nuovamente verificare le condizioni per una dittatura, distribuirono il potere tra le Assemblee parlamentari, il Capo dello Stato eletto dalle Camere e la Corte Costituzionale. Al governo attribuirono soltanto il potere di presentare alle Camere dei disegni di legge". Proprio per questo Berlusconi ribadisce che si fa sempre più necessario percorrere un iter di formazione delle leggi. Un percorso che, qualora dovesse non piaccere alla magistratura di sinistra, potrebbe essere impugnato da un pubblico ministero che li porta davanti alla Corte Costituzionale che, inderogabilmente, li abroga. Negli ultimi cinque anni, infatti, sono state abrogate oltre 240 leggi. Ecco perché per l'ex premier è indispensabile cambiare un'architettura istituzionale che "non consente al Paese di essere governato".
Nonostante la ferma volontà di cambiare profondamente il Paese, Berlusconi ci tiene a ribadire più volte che non ha alcuna intenzione di candidarsi per la settima volta alla guida del governo. Proprio per questo rimarrà sempre presidente e fondatore del Popolo della Libertà e lavorerà per promuovere le riforme che servono al Paese.
Il Cavaliere crede nella possibilità di cambiare il sistema attuale per rendere "l’Italia uno Stato moderno, efficiente e capace di affrontare al meglio le sfide globali". "Mi considero sempre al servizio del mio paese - conclude il Cavaliere - e continuerò a lavorare per questo, proprio come ho fatto durante tutta la mia vita".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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