Il Cav teme trappole in aula: nessun giochetto o salta tutto

L'avvertimento a Renzi prima dell'approdo alla Camera dell'Italicum. E continua a tenere alta la tensione tra i suoi: "Bisogna essere pronti"

Il Cav teme trappole in aula: nessun giochetto o salta tutto

Berlusconi avverte Renzi: stai attento che se fai il gioco delle tre carte cade tutto. Questo il senso del messaggio che il Cavaliere indirettamente manda al premier. Materia del contendere è l'Italicum, frutto dell'accordo di largo del Nazareno. Un patto sulla legge elettorale che però non piace affatto ad Alfano, ai piccoli partiti e neppure alla minoranza interna del Pd. Gli alfaniani dal canto loro, dal giorno prima del loro via libera al governo, giurano che Renzi abbia stretto un patto pure con loro sottoscrivendo l'emendamento Lauricella che abbina l'entrata in vigore della legge elettorale alla riforma del Senato. L'emendamento Lauricella è di vitale importanza per il Nuovo centrodestra che in questo modo sposterebbe in avanti le lancette dell'orologio del voto di almeno due anni. A Renzi conviene? In Forza Italia giurano di no. «In questo modo il premier si legherebbe mani e piedi e si consegnerebbe ad Alfano. Come un salame. No, non è così stupido», giura un anonimo deputato azzurro. «Pacta servanda sunt», continua a ripetere il capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta. Gli alfaniani però dicono il contrario: «Senza l'accordo sul Lauricella il governo non sarebbe nemmeno nato». Dove sta la verità? Quanti patti ha siglato Renzi? La risposta dovrebbe arrivare tra poche ore visto che domani la Camera dovrà discutere proprio di legge elettorale. In quel momento si saprà quale sarà l'indicazione del segretario del Pd ai suoi e si capirà qual è il suo vero gioco. Insomma, dovrà mettere le carte sul tavolo e togliere definitivamente la maschera.

Attenzione, però. In queste ore si racconta di un possibile escamotage che permetterebbe a Renzi di dire di aver mantenuto i patti con Berlusconi, tradendolo di fatto. Il trucchetto sarebbe quello di chiedere o far chiedere a qualcuno il voto segreto; dare l'ordine di bocciarlo, per poi sostenerlo sottobanco. Detto così il trucchetto sembra un gioco da ragazzi e toglierebbe le castagne dal fuoco al premier ma la partita non è così scontata. È vero, infatti, che i provvedimenti che riguardano la materia elettorale sono di per sé segretabili. Ma l'emendamento Lauricella non è una norma che trasforma i voti in seggi perché riguarda soltanto l'entrata in vigore dell'Italicum. A rigor di logica, pertanto, l'emendamento non potrebbe essere segretato; ma c'è da giurare che sull'argomento ci sarà battaglia. Al di là dei tecnicismi sulla legge elettorale Berlusconi continua ad essere scettico sulla vita del governo e non nasconde la sua delusione per come si sta muovendo il premier. «È partito male», dice ai suoi. Tant'è che il suo consigliere Giovanni Toti avverte: «Il credito di Renzi si sta esaurendo e non si può dire che non gli sia stato dato con l'intesa raggiunta sulle riforme con Berlusconi». L'apertura di credito c'era perché, ammette Toti «poteva comunque riportare la fiducia della gente nei confronti della politica». Ma, considerando i primi passi del presidente del Consiglio i dubbi crescono a vista d'occhio. Pollice verso pure per la squadra di governo criticata «sia per i nomi, sia per i numeri; per come sono stati scelti e perché si sono seguite le proporzioni che erano proprie del governo Letta», taglia corto Toti. Così al Cavaliere non resta che attendere che Renzi si lessi a palazzo Chigi bruciando progressivamente i suoi consensi.

Il rischio che faccia la fine di Letta, vista la maggioranza risicata e poco coesa che sostiene il suo governo è molto alto. Se così sarà «è bene tenersi pronti - ripete Berlusconi - per quella che sarà la mia ultima battaglia».

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