
nostro inviato a Rimini
Quello che si trova davanti Giorgia Meloni quando si affaccia all'ingresso principale della fiera di Rimini è un vero e proprio muro di folla. L'accoglienza che le riserva il popolo di Comunione e liberazione alla sua prima da presidente del Consiglio, infatti, più calorosa non poteva essere. Tanto che - circondata da un vero e proprio cordone di sicurezza composto dai ragazzi volontari del Meeting, tutti rigorosamente in maglietta verde - la premier arriva fino a sotto al palco letteralmente assediata da applausi e strette di mano. Una sintonia che appare ancora più evidente durante i 50 minuti di intervento, interrotto più volte dai battimani della platea. Con tanto di standing ovation finale. "Non sono qui a cercare consenso, ma a chiedervi una mano perché senza luoghi di società viva la politica non ce la può fare. Ciascuno prenda il suo cemento e i suoi mattoni, perché è ora di costruire insieme", sono le parole con cui Meloni si congeda dal Meeting incassando oltre un minuto di applausi.
Ad ascoltarla in prima fila c'è una corposa rappresentanza di Fratelli d'Italia. Sono seduti uno dopo l'altro Francesco Lollobrigida, Galeazzo Bignami, Carlo Fidanza, Marco Osnato, Francesco Filini, Luca Sbardella. C'è ovviamente anche Maurizio Lupi, leader di Noi moderati e da sempre tra gli animatori della kermesse ciellina. Che non nasconde una certa soddisfazione per una giornata che meglio non sarebbe potuta andare. Non solo per l'accoglienza riservata a Meloni, ma anche per le sue parole di apertura verso un mondo che è sì storicamente vicino al centrodestra ma che non è mai stato troppo in sintonia né con Fdi né con An. E invece la premier guarda ai punti di contatto, elegge il Meeting di Rimini a "piazza di dialogo per eccellenza" e si concede un parallelo tra La Rocca dello scrittore Thomas Stearns Eliot e La storia infinita di Michael Ende dove Atreju "lotta contro il nulla che avanza".
Una sintonia ricambiata, che Meloni coglie al punto di commuoversi quando si alza per due volte a ringraziare la platea del lungo applauso che segue gli apprezzamenti di Bernhard Scholz, presidente della Fondazione Meeting. E che è la cornice del suo primo intervento pubblico dopo la pausa estiva. Cinquanta minuti dedicati per metà alla politica estera e per l'altra metà al fronte interno, con toni netti su temi chiave come immigrazione e giustizia, lanciando un piano casa per le giovani coppie e rilanciando la "libertà educativa" tra scuola pubblica e privata (tema a cui la platea di Rimini è molto sensibile). Un rientro sulla scena che è il termometro di una campagna elettorale ormai alle porte. E che - archiviate a fine anno le regionali - diventerà di fatto permanente e ci accompagnerà fino alle elezioni politiche. La fase 2, insomma, è iniziata.
Meloni torna sulla guerra tra Russia e Ucraina, spiega di vedere "spiragli" negoziali e si dice "fiera" che "la proposta italiana" sul modello dell'articolo 5 della Nato sia "la principale sul tavolo". Sul fronte del Medio Oriente, la premier conferma la progressiva presa di distanza da Benjamin Netanyahu. "Non abbiamo esitato un minuto a sostenere il diritto all'autodifesa di Israele dopo l'orrore del 7 ottobre, ma - dice Meloni - non possiamo tacere di fronte a una reazione che è andata oltre il principio di proporzionalità, mietendo troppe vittime innocenti. Hamas rilasci gli ostaggi, Israele termini gli attacchi e fermi i coloni in Cisgiordania". Un passaggio anche questo accolto dagli applausi della platea. "E condanniamo - aggiunge - anche l'ingiustificabile uccisione dei giornalisti a Gaza che è un inaccettabile attacco alla libertà di stampa". Sull'Europa, invece, riprende le parole di Mario Draghi sul ruolo dell'Ue, "sempre più condannata all'irrilevanza geopolitica, incapace di rispondere efficacemente alle sfide di competitività poste da Cina e Usa".
Si passa alla politica interna. Con due messaggi chiarissimi. "Ogni tentativo di impedirci di governare" l'immigrazione illegale, affonda Meloni riferendosi alle decisioni della magistratura sul cosiddetto modello Albania, "verrà rispedito al mittente" perché "non c'è giudice, politico o burocrate che possa impedirci di fare rispettare la legge dello Stato italiano". Allo stesso modo, avanti con la riforma della Giustizia "nonostante le invasioni di campo di una minoranza di giudici politicizzati che provano a sostituirsi al Parlamento e alla volontà popolare". Poi l'apertura sulle scuole private, perché - spiega - bisogna "trovare gli strumenti che assicurino alle famiglie di esercitare pienamente la libertà educativa" come avviene "nel resto dell'Ue". Infine, l'annuncio del "piano casa", un'idea - dice - condivisa con il vicepremier Matteo Salvini e che prevede di offrire alle giovani coppie abitazioni a prezzi calmierati.
I due ieri a Rimini
non si sono incrociati, con il leghista che è arrivato pochi minuti dopo che Meloni aveva lasciato la Fiera per far visita a San Patrignano. Ma, conferma il vicepremier, stanno già lavorando "a quattro mani" al piano casa.