Il Cav tira dritto e pensa alla sua lista

Berlusconi incontra la Santanchè: si fa strada il progetto di un movimento specchio della società civile. Il nome? "Italia che lavora" è solo un'ipotesi

Il Cav tira dritto e pensa alla sua lista

Roma - Silvio Berlusconi è pronto a rompere gli indugi. Il tempo dell'attesa è ormai scaduto, il conto alla rovescia verso il voto sta per iniziare e non è possibile attendere oltre. Per questo, all'indomani delle elezioni siciliane fissate per domenica prossima, la riorganizzazione del centrodestra diventerà operativa.
Una ricucitura della trama degli antichi equilibri appare difficile. Che sia un azzeramento, un «reset», uno spacchettamento o una rifondazione, il Pdl nella sua forma originaria è destinato a scomparire. D'altra parte Berlusconi ormai, anche con i dirigenti con cui ha condiviso larga parte della sua storia politica, non fa più mistero delle sue convinzioni. L'ultima novità è la volontà di presentare una lista civica priva di personalità politiche. Il ragionamento fatto da Berlusconi è, infatti, che «L'Italia che lavora» - nome ancora non definitivo - ha un senso soltanto se sarà capace di incarnare e rappresentare quanto di nuovo sta emergendo dal mondo dell'imprenditoria, delle professioni e dai territori. E per fare questo è necessario ridurre al minimo le candidature dei parlamentari uscenti e stringere le maglie del nuovo progetto. Una indicazione che sta suscitando qualche timore tra deputati e senatori tentati dalla nuova avventura.
Naturalmente non ci sarà alcuno strappo traumatico. L'idea è quella di marciare divisi per colpire uniti e recuperare quanti più consensi possibili nel bacino di un elettorato moderato che ha bisogno di percepire una scossa, una ripartenza e un cambio di passo. Sulla definizione di questa strategia Berlusconi ha ragionato a lungo ieri ad Arcore con Daniela Santanchè. Un faccia a faccia durato un'ora e quaranta dal quale la pasionaria del Pdl è uscita rinfrancata. «Da questo incontro esco rafforzata nella mia convinzione che il Pdl è finito. Parliamo di un partito che non è mai entrato nel cuore della gente. Con il presidente abbiamo discusso della necessità di tornare a diversificare l'offerta politica» spiega Santanchè. «Il progetto non può che essere quello di tornare a Forza Italia, creare un soggetto di destra e lanciare la nuova lista civica del presidente con tutta gente che non è mai stata in Parlamento e che voglia fare politica per rendere un servizio al Paese e non per il proprio tornaconto, per un solo mandato». I tempi di questo progetto saranno «necessariamente rapidi» spiega. «Berlusconi l'ho visto bene, determinato, pronto a sacrificarsi. Da lui non c'è stata alcuna retromarcia».
Il presidente del Pdl, a questo punto, dovrà confrontarsi con i dirigenti di Via dell'Umiltà. Ieri ha parlato telefonicamente con Raffaele Fitto ma i due non sono entrati nel merito delle vicende politiche. Berlusconi si è infatti limitato a complimentarsi con il suo ex ministro per la nuova assoluzione dopo sei anni di amarezze e accuse infondate. Una telefonata molto affettuosa con un riferimento a quel risarcimento morale che nessuno potrà mai concedergli. Con altri dirigenti si è concesso, invece, qualche ulteriore ragionamento politico. E a chi gli faceva notare che gli spiragli per un accordo con Pier Ferdinando Casini non si sono ancora chiusi, ha risposto con un sorriso tra l'ironico e il rassegnato: «Il problema è che Casini non vuole un accordo, piuttosto sogna di fare un'Opa sul Pdl avendo un terzo dei nostri voti». In ogni caso oggi Berlusconi tornerà a Roma per incontrare Mario Monti sulla legge di stabilità e si confronterà direttamente con Angelino Alfano sulle prossime mosse da fare.

Tra queste anche una possibile sortita in terra siciliana dove la macchina dell'accoglienza è pronta e dove, fino a venerdì, è possibile organizzare un comizio a sostegno della candidatura di Nello Musumeci. Una mossa da valutare con attenzione perché l'esito del voto nell'isola potrebbe innescare un potente effetto domino. E influenzare in maniera decisiva la strategia delle alleanze dentro il fronte moderato.

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