Cavaliere al contrattacco: ricorso alla Corte europea

Tace Silvio Berlusconi. E lascia la parola agli avvocati e alle colombe del Pdl che, forse mai come in queste ultime 48 ore, sono al lavoro senza sosta. Chiuso in quel di Arcore, il Cavaliere continua a nutrire tutte le perplessità del caso sulla possibilità di una soluzione non drammatica della vicenda decadenza, non solo perché nel Quirinale e nelle sue capacità di moral suasion pare ormai non riporre alcuna fiducia, quanto perché la convinzione è che il Pd abbia deciso di non farsi sfuggire l'occasione di affossarlo definitivamente.
Detto questo, l'ex premier è ben consapevole che al momento di alternative non ne esistono molte. Ed è per questo che ha deciso di seguire la linea della cautela suggeritagli ancora martedì sera non solo dagli avvocati (Niccolò Ghedini e Franco Coppi) ma pure dalla figlia Marina e degli amici di sempre, da Fedele Confalonieri ad Ennio Doris. Così, Berlusconi si avvia sulla strada che alcune settimane fa aveva suggerito il sottosegretario Michaela Biancofiore e annuncia il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Lo annuncia lo stesso Berlusconi in una breve lettera che accompagna la memoria difensiva depositata ieri alla Giunta per le elezioni e l'immunità di Palazzo Madama. Una missiva accompagnata da sei pareri pro veritate di costituzionalisti e giuristi che sostengono la necessità di un pronunciamento della Consulta sulla applicabilità della legge Severino (e quindi della decadenza da parlamentare del Cavaliere). Così fosse, i lavori della Giunta di fatto si fermerebbero per alcuni mesi e le diplomazie potrebbero lavorare per trovare una soluzione. Berlusconi non si fa illusioni e sa bene come il temporeggiare contribuisca a chiudere la residua finestra elettorale che ancora esiste. D'altra parte, l'ex premier non può ignorare i contatti di queste ore con il Quirinale. Non solo con Gianni Letta, ma pure con il ministro Gaetano Quagliariello e con il presidente della commissione Esteri della Camera Fabrizio Cicchitto. Con tutti loro Giorgio Napolitano avrebbe mostrato qualche apertura.
Se uno spiraglio si deve aprire, però, l'ex premier ha fatto sapere chiaro e tondo di volere un segnale entro il 9 settembre, giorno in cui la Giunta si riunisce per discutere della sua decadenza da senatore. Con una postilla: nessun baratto. «Se pensano di costringermi al passo indietro - è il senso dei ragionamenti di queste ore - si sbagliano di grosso».
In attesa di verificare se davvero si aprirà lo spiraglio, Berlusconi lavora sull'intervento che vorrebbe tenere nell'aula del Senato che poi è lo stesso canovaccio di un possibile messaggio tv per raccontare agli italiani «venti anni di persecuzione giudiziaria».

Si vedrà dopo il 9 settembre. Perché questi sono i giorni delle colombe. Anche sull'Imu, se in un momento tanto delicato il Cavaliere è arrivato ad elogiare pubblicamente Enrico Letta che «ha rispettato gli impegni presi con il Pdl».

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