Roma - Macché statista, ma quale leader. Mario Monti al massimo «è un leaderino, una meteora, una comparsa destinata a lasciare presto la politica italiana». Quanto poi al suo ingresso in campo, dice Silvio Berlusconi, «è una cosa immorale contro la quale è mio dovere battermi». Da arbitro a giocatore, da super partes a parte in causa. E ora il Prof sembra pure in difficoltà, se deve copiarlo e promettere di ridurre l'Imu. Insomma, è meglio Bersani. «Almeno lui è umanamente simpatico, ha idee chiare e buon senso, anche se si porta dietro l'ideologia e il carico di tasse: il suo programma prevede la patrimoniale e l'aumento dell'Iva».
Forte dei sondaggi in ascesa, Berlusconi - in piena sintonia con il segretario Pdl Angelino Alfano, intervistato da Sky Tg24 - dice di puntare a un clamoroso recupero. L'obiettivo? Il 40%. «In sole due settimane dal mio ritorno i rilevamenti ci danno in crescita di dieci punti. Attualmente siamo al 21, a cui si aggiungono il 2,6 % dei Fratelli d'Italia, il movimento di Ignazio La Russa a noi collegato». Quindi «non parto sconfitto, anzi contiamo di riportare a casa quel 40% di italiani che nel 2008 ci ha votato e che è abbastanza facile da far rientrare». E se 40 è la speranza, la soglia 30 «è scontata». Berlusconi è «pronto a scommetterci una cena». E comunque il bipolarismo è irreversibile, o di qua o di là. «Spero che gli italiani scelgano Pdl o Pd. Non devono disperdere le schede verso quei partiti che pensano solo ai loro interessi».
In questo quadro non c'è spazio per SuperMario. «È diventato come tutti gli altri e per giunta si è messo insieme con un'accoppiata, Casini e Fini, che te li raccomando». C'è di più, la sua lista è stata messa in piedi «per portare voti alla sinistra sotto mentite spoglie». Eppure Berlusconi l'ha sostenuto per più di un anno. «Io gli ho garantito il mio appoggio - racconta l'ex premier - perché, dopo la famosa lettera della Bce, le cose per l'Italia si erano messe male». Tutta colpa della coppia Mercozy. «È stata ordita, da parte di certa stampa e certi governi, una campagna in cui si sono saldati interessi europei che miravano a farmi fuori. Io sono stato disciplinatamente in silenzio, ho sostenuto Monti per il bene del Paese e perché in quel momento era l'unica cosa da fare». Berlusconi però non dimentica «i sorrisetti ironici di Merkel e Sarkozy: sopportavano male la mia presenza perché mi facevo sentire, in Europa non recitavo un ruolo subalterno». Ma tutto ciò nell'ottica del Cav è passato remoto. Nel suo futuro lui vede ancora Palazzo Chigi. Uno dei suoi primi provvedimenti, promette, sarà l'avvio della riforma dell'architettura istituzionale. «Oggi - sostiene - il premier non ha poteri, i tempi di approvazione di un disegno di legge sono troppo lunghi e la Corte Costituzionale è in mano alla sinistra». Secondo atto di governo, la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro. E l'Imu? «Ce ne occuperemo subito, appena insediati. L'aboliremo già al primo consiglio dei ministri. La sostenibilità economica? Si può fare, del resto quattro miliardi sono poca cosa a fronte di una spesa pubblica di 800 miliardi di euro». Due parole pure su Alitalia: «Se fosse caduta in mano all'Air France, i turisti sarebbero andati a visitare i castelli della Loira». Ora l'occhio del Cavaliere è sulle liste. Mentre per Camera e Senato ci vorrà del tempo, alla Regione Lazio spunta Beatrice Lorenzin. Ma Francesco Storace, già in campagna elettorale, non si arrende.
A Berlusconi fa eco, in tv, Angelino Alfano. Il segretario Pdl ironizza sulla metamorfosi del Prof: «Da buon vecchio politico, Monti ha subito parlato di diminuzione delle tasse dopo essere stato l'uomo che più di tutti ha voluto aumentarle».
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