La cena di Silvio e Bobo: patto Pdl-Lega al traguardo

Solo pochi giorni fa c'era stata una telefonata "di fuoco" tra i due leader", ma dopo il vertice di ieri sera il Pdl e la Lega sono sempre più vicini. La tattica del Carroccio: chiudere all'ultimo. Ma l'accordo è inevitabile

Silvio Berlusconi con il leader della Lega Roberto Maroni
Silvio Berlusconi con il leader della Lega Roberto Maroni

Mentre Matteo Salvini ripete ai microfoni del Tg3 che con Berlusconi in campo «non è possibile alcun accordo», ad Arcore inizia puntuale il vertice tra Silvio Berlusconi e Roberto Maroni per definire l'alleanza tra Pdl e Lega. Il Cavaliere è appena rientrato da Roma, accompagnato da Angelino Alfano, Denis Verdini e Paolo Bonaiuti, giusto in tempo per l'incontro con i big del Carroccio in agenda per le 19 e 30. Una riunione allargata a cui partecipano, tra gli altri, anche Roberto Calderoli e il coordinatore del Pdl della Lombardia Mario Mantovani. E che va avanti fino a tarda sera per limare i dettagli di un'intesa che tutti i partecipanti danno per fatta. Da una parte i dirigenti lombardi del Pdl che non a caso parlano di «vertice conclusivo», dall'altra quelli del Carroccio convinti che l'accordo sia «necessario» se si vuole arrivare al Pirellone. Nella chat che hanno su What'sapp i deputati della Lega non ce n'è uno che non dia la cosa per fatta.
Nonostante le ritrosie del Carroccio e le perplessità dei militanti della Lega (un elettore su tre è per la corsa in solitaria dice un sondaggio Swg commissionato da via Bellerio) non scendere nemmeno in campo nella partita per il Pirellone sarebbe infatti un vero e proprio suicidio. Già, perché se Maroni fosse appoggiato solo dal Carroccio di fatto non avrebbe chanche, mentre con il sostegno del Pdl ci sono ottime possibilità che diventi governatore della Lombardia. La realpolitik, dunque, parla chiaro. Anche perché nel complesso universo leghista pesa l'eventualità che il movimento si ritrovi con i veneti e i piemontesi alla guida delle rispettive regioni e i lombardi senza neanche una poltrona di peso, uno smacco per chi nella Lega ha sempre fatto il bello e cattivo tempo.
Come al solito, però, il Carroccio cerca di tirare la trattativa per le lunghe. «Chiudere il giorno dopo l'ultimo giorno utile è sempre stata la loro regola», spiega un ex ministro del Pdl che la Lega la conosce. Ecco il perché dei rinvii e dei faccia a faccia saltati. Compresa una brusca frenata arrivata nei giorni scorsi in una riunione ristrettissima che si è tenuta a Roma e che è stata seguita da una telefonata di fuoco di Berlusconi a Maroni. Poi, altri contatti negli ultimi giorni (sabato Alfano e il segretario della Lega si sono sentiti più d'una volta) fino alla cena di ieri sera.
A tavola i commensali ci sono arrivati con l'intenzione di chiudere. Anche se il Pdl non sembra intenzionato ad accettare la richiesta del Carroccio che vorrebbe che il Cavaliere si tirasse fuori dalla corsa a Palazzo Chigi. Berlusconi - è stato detto in questi giorni agli ambasciatori leghisti sondaggi alla mano - è in decisa risalita e comunque è l'unico che davvero traina voti per il Pdl. Chiamarsi fuori, insomma, sarebbe una follia. La mediazione su cui si è lavorato in questi giorni è quella di un Berlusconi capo della coalizione con l'indicazione dell'inquilino di Palazzo Chigi da affidarsi a chi prenderà più voti tra i leader dei diversi partiti: il Cavaliere per il Pdl, Flavio Tosi o Giulio Tremonti per la Lega (visto che Maroni è in corsa per il Pirellone), Giorgia Meloni per Fratelli d'Italia e, magari, Antonio Martino per Grande Sud. Questa potrebbe essere una delle soluzioni, anche se non è escluso che durante la lunga serata si siano studiate altre strade.
Come davvero sarà andata la «riunione conclusiva» lo si saprà solo oggi. Anche se a leggere i cinguettii postati durante la cena su Twitter da Alfano l'impressione è che l'intesa sia praticamente fatta. «Credo che in Reg. Lombardia verranno indagati pure esponenti di sinistra, ma ciò avverrà dopo elez.politiche. Sono pronto a scommettere caffè», scrive il segretario del Pdl alle 20.40. Sei minuti dopo, alle 20.

46, dopo la difesa della Lega arriva l'affondo al Professore: «Da buon vecchio politico, Monti ha subito parlato di diminuzione delle tasse dopo essere stato l'uomo che più di tutti ha voluto aumentarle». L'accordo, insomma, sembra davvero fatto.

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