Roma - Brevi notizie dalla terra per brevità chiamata centrosinistra: il Pd è stufo di Monti anche perché Pier Luigi Bersani si sente già in tasca le chiavi di Palazzo Chigi e teme che se passa troppo tempo qualcuno possa cambiare la serratura; il suo alleato in direzione centro, l'Udc, ha già nostalgia del Professore prima ancora che lasci la guida del Paese e vorrebbe tanto proseguire con l'esperienza del governo tecnico; il suo alleato in direzione sinistra, il Sel, non vede di buon occhio le frequentazioni centriste e cattoliche di Bersani e piuttosto si papperebbe la minestrina in salsa populista di Di Pietro, nel frattempo fuoruscito dalla coalizione progressista per inseguire il pifferaio magico Beppe Grillo. Poche idee ma confuse in quella che è - secondo i bookmaker politici - la coalizione favorita per guidare il Paese a partire dalla prossima primavera. Auguri di cuore, Italia.
Partiamo dal lobo sinistro. Ad agitare i sonni di Bersani è un'intervista a Nichi Vendola, leader di Sel, comparsa ieri su Repubblica, nella quale il governatore della Puglia prepara molte trappole sul sentiero già irto dell'alleanza trasversale. La più pericolosa è l'allergia di cui Vendola soffre quando sente parlare di Casini: «Mi pare che l'Udc sia alternativa al discorso che abbiamo fatto fin qui. Propone il montismo come una specie di strategia sempiterna, la grande coalizione come formula magica per liberare l'Italia dalla crisi». Piuttosto Vendola propone di esplorare tutte le bancarelle di quel mercatino delle pulci che è la sinistra, che Bersani non avrebbe osservato con troppa cura. Anzi, «se c'è un appunto che posso fare a Bersani è non aver scandito abbastanza la parola sinistra», osserva Vendola, che rimette in gioco anche Di Pietro. «Considero attuale il bisogno di provare a riallacciare il filo del dialogo con l'Idv. È un pezzo del centrosinistra, mi pare contronatura che vada da un'altra parte». Vendola dopo le prove d'intesa con il Pd sa bene che rischia di vedersi pignorare parte del suo elettorato da un eventuale nuovo soggetto a sinistra della sinistra che strizzasse l'occhio a quelli che a tapparsi il naso in cabina elettorale proprio non ci stanno. Da qui la necessità di tenersi buono il popolo dei comunisti mica tanto ex.
Ma Bersani vede con preoccupazione scricchiolare anche l'altro ponte, quello che conduce al centro. Mentre il segretario democratico nei giorni scorsi ha esplicitamente dato i sei mesi al governo Monti; e mentre ieri anche l'Unità titolava con accenti di grande delusione sul cdm di venerdì («Crescita, solo un elenco. Niente scossa all'economia»); mentre insomma il moloch democratico scalpita per andare a governare, destino a cui il Pd crede di aver diritto, di tutt'altro avviso è invece l'Udc, azionista moderato della grande accozzaglia. E così Bersani è costretto a rimettere in discussione il patto: «Non abbiamo fatto l'alleanza con Casini nei giri di consultazione per formare il centrosinistra - dice all'arrivo alla festa del Pd a Reggio Emilia -. Sto dicendo a chi incontro del centrosinistra che noi non saremo settari e che ci rivolgeremo a chi vuole stare con noi per una legislatura di ricostruzione». E a proposito di Reggio Emilia, brilla per la sua assenza l'Idv: «Ma noi non abbiamo rotto alcun matrimonio - precisa Bersani - qualcun altro lo ha fatto intenzionalmente». C'è spazio pure per i veleni del web, magari rivolgendosi ai grillini o ai seguaci di Tonino che comunque il segretario non nomina esplicitamente: «Vedo correre sulla rete frasi come Siete cadaveri ambulanti, siete zombie e vi distruggeremo.
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