Elezioni Regionali 2023

Il centrosinistra perde anche l'analisi della sconfitta

Nel centrosinistra parte il tutti contro tutti. Il Pd attacca il M5S e il Terzo Polo, mentre Giuseppe Conte attacca Enrico Letta

Il centrosinistra perde anche l'analisi della sconfitta

Dopo la chiusura delle urne, è iniziato subito lo sport preferito del centrosinistra: l’analisi della sconfitta. Sul campo si sono già posizionati tutti i big con l’obiettivo dichiarato di spiegare che la sconfitta è sempre colpa dell’altro.

"L'Opa contro il Pd ha fatto male a chi l'ha tentata. Rimaniamo saldamente seconda forza politica e primo partito dell'opposizione", ha detto il segretarioEnrico Letta, forte (si fa per dire) del 20% ottenuto dai democratici sia nel Lazio sia in Lombardia. Già da questa affermazione si capisce come i piddini si nascondino dietro una foglia di fico. Il Pd in occasione delle Politiche del 2018 ha ottenuto il 18%, mentre nel settembre scorso è salito al 19%. Se si confrontano i risultati delle elezioni Regionali di ieri con quelle di cinque anni fa, il Pd del Lazio è inchiodato al 21%, mentre il Pd lombardo in cinque anni è cresciuto di due punti percentuali, dal 19% al 21%. Insomma, gira che ti rigira, dal 2018 a oggi, i democratici viaggiano da cinque anni sempre intorno al 20%, non proprio un successione…

Le bugie di Conte sul M5S

Ecco perché la replica di Giuseppe Conte sembrerebbe essere condivisibile:"Ascoltare il redivivo Letta rendere dichiarazioni entusiastiche, sembra stappare bottiglie di champagne sulla performance del Pd, mentre - chiosa il leader del M5S - consegnano la regione al centrodestra... francamente avrei poco da festeggiare al posto loro". Ma non solo. Conte ha rilanciato: "C'è qualcuno che suona già le campane a morto per il M5S. Non esagererei, non faccio grande affidamento sui sondaggi ma ne è appena uscito uno che ci vede in continua a crescita". Anche, in questo caso, parlare di crescita dei Cinquestelle è quantomeno surreale. Nel Lazio, la candidata Donatella Bianca si è fermata al 10%, mentre cinque anni fa Roberta Lombardi prese il 22%. Il M5S, persino alle Politiche di pochi mesi fa, è andato meglio, conquistando il 15% dei consensi dei laziali. In Lombardia, invece, i grillini si sono alleati con il centrosinistra e hanno appoggiato Pier Francesco Majorino, portando a casa appena il 4% contro il 7,3% delle Politiche del 2022. Cifre neanche minimamente paragonabili con le percentuali delle Regionali del 2018 in cui l’allora candidato grillino, Dario Violi, prese il 17%.

Il mesto risultato del Terzo Polo

Carlo Calenda, invece, non solo se l’è presa con gli elettori che non hanno votato il Terzo Polo, ma ha persino criticato proprio il suo compagno di squadra: "Non mi ritengo una Ferrari, non ho condiviso quella battuta di Renzi e gliel'ho detto. Il mio obiettivo non è distruggere il Pd ma unire riformisti e liberali". E, poi, sempre intervenendo a 'L'aria che tira' su La7, ha aggiunto:"Delle due scelte che abbiamo fatto, è stata premiata più quella indipendente che quella in coalizione". Vero, ma solo in parte. Letizia Moratti, secondo i sondaggi, avrebbe dovuto ottenere il 15% e mettere fortemente in crisi Forza Italia e, invece, l’intera coalizione libdem si è fermata sotto al 10%. E, in realtà, il Terzo Polo, ha perso parecchi voti sia nel Lazio sia in Lombardia. In entrambe le Regioni, i centristi si fermano al 4%, mentre alle Politiche la lista di Calenda e Renzi aveva sfiorato il 12%.

L'illusione del 'campo largo'

E ancor più straordinarie sono le affermazioni sia di Stefano Bonaccini e di Goffredo Bettini. Il primo, intervenendo su La7, ha detto: “Abbiamo perso nettamente, ma Calenda come i 5 Stelle devono porsi il problema che, perdendo come o peggio del Pd, senza il Pd non potranno mai vincere le elezioni in questo Paese". Il secondo, invece, sposa la teoria di Letta: “C'è stata un'offensiva violentissima nei confronti del Pd da parte della destra e poi una concorrenza, fino addirittura ad una ruvidezza, da parte del M5S e del Terzo Polo. Noi abbiamo resistito e ciò dimostra che la nostra comunità politica, nonostante le difficoltà, è radicata nella società italiana e bisognerebbe finalmente che gli altri decidessero di farci i conti in modo serio". Ora, se da un lato è vero che M5S e Terzo Polo, senza alleanze, non riusciranno mai a conquistare una Regione, dall’altro lato è altrettanto vero che il Pd, anche qualora fosse riuscito a mettere tutti insieme, non sarebbe cambiato nulla. Sia nel Lazio sia in Lombardia, il centrodestra ha vinto con il 53-54% e, dunque, anche con ‘una grande ammucchiata’, il centrosinistra avrebbe perso le Regionali. Detto questo, sarebbe bene ricordare che, il detto del noto Totò, ‘la somma fa il totale' non vale per la politica. Il Pd, il giorno dopo le primarie, sarà chiamato a decidere: o con i Cinquestelle o con il Terzo Polo. L’uno esclude l’altro.

Ecco, dunque, perché, se il Pd non sceglierà, perderà anche la partita dell’analisi della sconfitta.

Commenti