Il blitz del fisco scacciaturisti. I numeri del nero scoperchiato contro quelli del mancato giro d'affari di alberghi, ristoranti, boutique. Due anni dopo i controlli dell'Agenzia delle entrate, Cortina è di nuovo al centro di una mischia furibonda. Le cifre sbandierate dal gran visir del fisco italiano Attilio Befera si contrappongono a quelle, ufficiose ma non meno veritiere, calcolate da commercianti e imprenditori. I calcoli sono impietosi: per 2 milioni recuperati dagli 007 del fisco ne sono stati bruciati almeno 20. Con la fuga di sciatori e villeggianti e con una contrazione del business per bar, locali, empori. È il declino del sistema Cortina e l'incipit arriva dalla sbandieratissima invasione degli agenti di Befera.
Era il 30 dicembre 2011 e 80 segugi delle Entrate bussarono a sorpresa, con un'azione coordinata, all'indirizzo di 35 insegne della Cortina che conta. Ore e ore a controllare scontrini e libri contabili, una giornata intera a tu per tu con i turisti che entravano in una gioielleria o in un magazzino di abbigliamento e si trovavano a dover rispondere alle domande degli emissari di Befera. Certo, non un biglietto da visita entusiasmante per Cortina che già combatteva con la crisi e con la concorrenza sempre più spietata dell'Austria, della Francia, della Svizzera. Risultato: nei giorni successivi ogni volta che gli albergatori accendevano i computer trovavano mail di disdetta con corredo di insulti e lamentele. Ma lo Stato, da Roma, teneva duro e ammoniva: «È solo l'inizio, seguiranno altri blitz».
Due anni dopo, Befera va davanti alla commissione Finanze del Senato e rivendica i numeri di quell'intervento. Lo Stato sulle Dolomiti ha incassato più di 2 milioni di euro così ripartiti: 1,2 milioni targati Ires e Irap, 224mila alla voce Iva, 675mila con le sanzioni. Un bottino discreto. Non solo: dei 163 accertamenti avviati, ben 142 sono stati definiti e solo 32 restano pendenti. Insomma, lo Stato ha mostrato i muscoli, il suo ingresso fra le celeberrime vette è stato spettacolare, ma alla fine il bisturi del fisco ha colpito in modo chirurgico e ha fatto male dove doveva. Del resto, il condottiero del fisco dà un altro dato sconvolgente: l'evasione fiscale in Italia vale almeno 90 miliardi di euro. Siamo in guerra.
Vero. Non si è trattato solo di un'occupazione di facciata. Ma altrettanto certo è il danno inferto alla città: una lacerazione nella cartolina. A Cortina parlano di un buco di 20-22 milioni di euro. Dieci-undici volte quello che lo Stato ha spremuto alla comunità locale. Cortina vale circa 500 milioni di euro. Metà arrivano dal turismo, l'altro cinquanta per cento dall'attività immobiliare che, dati i tempi, boccheggia. Più corretto concentrarsi sulle presenze dei forestieri. E qui il tonfo registrato nel 2012 è clamoroso: il calo degli italiani, che valgono circa 150 milioni di euro, è stato del 15%. All'incirca 20-22 milioni di euro. «Nelle nostre strutture - spiega Gherardo Manaigo, presidente della Federalbergatori e proprietario dello storico Hotel Posta - il 15% se non di più del personale è stato licenziato. Il danno è di almeno 20 milioni l'anno, ma temo sia ancora più alto. Non contiamo gli stranieri, che magari non conoscono il nostro labirinto fiscale, ma gli italiani no: si sono rarefatti subito dopo l'invasione natalizia. Il contraccolpo è stato subito evidente e poi si dovrebbero pesare anche i comportamenti dei possessori di ville e seconde case. Cauti, molto più cauti negli acquisti».
Obiezione: la crisi morde comunque, erario o non erario. Manaigo la pensa in un altro modo: «C'è una fascia alta della popolazione che ha il portafoglio sempre pieno. Ma che si è scocciata di tanto frastuono e si è spostata verso il Tirolo, il Vallese, la Croazia». Andrea Franceschi, il battagliero sindaco al centro di una controversa inchiesta e oggi sospeso, non può e non vuole parlare, ma si capisce che condivide l'analisi di Manaigo. E il patron del Posta, gioiello di famiglia dal 1835, si spinge anche oltre: «Quello di Befera è stato un autogol perché i nostri mancati incassi sono anche i suoi mancati introiti. Meno guadagni per noi e meno gettito di Irpef e Iva per lui». Quasi quattro milioni: anche il bilancio del fisco è in rosso.
È la cifra incassata dall'Agenzia delle entrate nel 2013 solo da attività di controllo sul territorio, in crescita rispetto ai 12,5 miliardi del 2012
È il totale incassato dal fisco dopo il blitz a
È la cifra che manca alle casse dello Stato dalle imposte nel 2010: Befera lo chiama «tax gap» è l'ammontare dell'evasione fiscale
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