Chi non vuole Silvio in tv cambi canale

Chi non sopporta l'eloquio del Cav capisca il nostro avvilimento dopo aver tollerato l'occupazione di Bersani e Renzi

Silvio Berlusconi a Porta a Porta
Silvio Berlusconi a Porta a Porta

Divampa la polemica perché Silvio Berlusconi va di nuovo in tivù a dire la sua. Domenica scorsa, nel tardo pomeriggio, era ospite di Barbara D'Urso, Canale 5, e ha parlato oltre un'ora raccontando la rava e la fava. Non l'avesse mai fatto. Come osa costui frequentare gli studi di un'emittente di cui è proprietario? Uno scandalo che riporta a galla un problema di cui si discute soltanto da 19 anni senza mai arrivare a una soluzione, secondo il costume della politica italiota. Ci riferiamo al conflitto d'interessi.

Può un editore presentarsi alle elezioni e sfruttare le sue aziende allo scopo di farsi propaganda? L'interrogativo se lo pose Oscar Luigi Scalfaro, pace all'anima sua, il quale, per ovviare alle deficienze normative in proposito, suggerì la cosiddetta par condicio. Proposta subito accettata con entusiasmo dalla sinistra e invano osteggiata dalla destra. È un fatto che la par condicio è legge tuttora in vigore. Durante la campagna elettorale (non adesso) tutti i partiti in lizza hanno diritto allo stesso spazio televisivo.

Quanto al conflitto di interessi, nonostante i progressisti (si fa per dire) abbiano governato un anno (e più) con Lamberto Dini; cinque anni con Romano Prodi, Massimo D'Alema e Giuliano Amato; quasi due anni ancora con Prodi (e non calcoliamo i 12 mesi di Mario Monti), nonostante ciò, dicevo, quel conflitto non è mai stato affrontato a livello legislativo. Ma i compagni, e i loro servitori mediatici, invece di recitare il mea culpa, continuano a frignare perché il Cavaliere, pur essendo il principale azionista di Mediaset, è presidente del partito (Pdl) di maggioranza relativa. Siccome loro non sono stati capaci di ucciderlo, pretenderebbero che fosse lui a prendere l'iniziativa di suicidarsi, rifiutando di mettere piede in casa propria e traslocando direttamente nel cimitero degli elefanti.

Essi non si rendono conto che in un Paese democratico, in assenza di regole, vale la legge del menga. E chi deve fare le regole se non quelli che hanno in mano il pallino? Il Pd e soci vincano le prossime elezioni, come hanno fatto un paio di volte nel Ventennio, dopo di che, anziché menare il can per l'aia (secondo abitudine consolidata in due legislature), sistemino la grana del citato conflitto e non ci ammorbino più con le loro lagne. Finché le cose stanno così, hanno solo il diritto di accusare se stessi, lasciando in pace Barbara D'Urso che, piaccia o no, ha facoltà d'invitare chi desidera al proprio programma domenicale.

A lorsignori non garba lo stile adottato dalla conduttrice nelle interviste? Chissenefrega. Cambino canale. Si sintonizzino su quell'elegante trasmissione in cui svettano Fabio Fazio e Luciana Littizzetto. De gustibus. Non sopportano l'eloquio di Berlusconi? Hanno antipatia per lui? Non credono alla sua buonafede quando si commemora? Siamo pronti a comprendere i loro umori, ma a una condizione: che capiscano il nostro avvilimento dopo che siamo stati costretti, per settimane e settimane, a tollerare l'occupazione del video da parte di Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi, impegnati a snocciolare banalità finalizzate a trionfare nelle primarie del Pd, molto simili alle sagre paesane in cui si cimentano gli specialisti della corsa nei sacchi o del tiro alla fune o dell'arrampicata sull'albero della cuccagna. Anche in questo caso, de gustibus.

La tivù, pubblica o commerciale, invade le nostre case, ma abbiamo un'arma micidiale per difenderci: il telecomando. Ieri sera il Cavaliere si è esibito a Porta a Porta, e immaginiamo già i commenti: insulti e sfottò. Conosciamo i nostri polli. Già, polli.

Infine, sabato o domenica sera, sulla 7 l'ex premier sarà a In onda, dove avrà quale interlocutore il nostro vicedirettore Nicola Porro.

Non vorremmo essere nei panni del collega; qualsiasi domanda rivolgerà al leader del Pdl, rischierà di subire pesanti rimbrotti. Dagli amici di Berlusconi o dai suoi avversari. L'unico consiglio che possiamo offrire a Nicola è di darsi malato.

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