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"Chi paga per questo fango?". Salvini sul caso Metropol

A 40 giorni dall'archiviazione, il leader della Lega torna sul caso Metropol dei presunti fondi russi. "Una bufala. Spero che qualche giudice apra un occhio e un'inchiesta"

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"Spero che qualche giudice apra un occhio e una inchiesta. E che giornalisti e politici complici di questa enorme messa in scena paghino per l'errore commesso". Adesso è Matteo Salvini a parlare. E a chiedere che sia fatta chiarezza. Dopo il fango gettato contro la Lega e la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura, il cosiddetto caso Metropol ha assunto connotati ben diversi da quelli scandalistici con cui era iniziato. La vicenda dei presunti fondi russi al Carroccio si è rivelata un bluff, con inquietanti risvolti dai quali emergerebbe anzi una possibile "macchinazione" ordita - pare - proprio per colpire il partito salviniano.

Non a caso, ora è proprio il segretario federale della Lega a parlare di chi per mesi aveva cavalcato la vicenda. "Nulla, una bufala, una sòla. Noi l'abbiamo sempre sostenuto: io porto in giro per il mondo il mio Paese, a gratis. Spiace che per anni un mix di magistratura, politica e giornalismo di sinistra, abbia infangato non Matteo Salvini e la Lega ma tutta Italia sul nulla", ha affermato lo stesso ministro delle Infrastrutture e dei trasporti commentando al Tg4 gli esiti del caso Metropol. Il vicepremier, al riguardo, ha lamentato anche la presenza di "decine e decine di articoli di giornali e servizi televisivi, anche sulla televisione pubblica" contro il proprio partito.

"Non è la prima volta che la Lega viene infangata, e poi dopo qualche anno 'scusate, non c'era nulla, archiviato'. Però chi rimborsa gli italiani, me e la Lega di questi anni di fango?", ha incalzato Salvini. E ancora: "Spero che qualche giudice apra un occhio e una inchiesta, e spero che giornalisti e politici che pare siano stati complici di questa enorme messa in scena paghino per l'errore commesso". Parole che riaprono le riflessioni sull'impatto di alcune notizie lanciate coi toni dello scandalo e poi, dopo anni, smentite in sede giudiziaria. Peraltro, ad archiviazione avvenuta, la vicenda non ha smesso di far discutere: secondo alcuni retroscena riportati dal quotidiano La Verità, la vicenda sarebbe stata in realtà un "trappolone" per incastrare la Lega.

Il quotidiano ha infatti posto l'attenzione sui presunti rapporti tra l'avvocato Meranda - personaggio al centro di tutta la trattativa - e il giornalista dell'Espresso che poi raccontò sul settimanale i particolari dell'incontro all'hotel Metropol di Mosca. A quell'incontro, avvenuto il 18 ottobre 2018, parteciparono tre italiani e tre presunti emissari di compagnie petrolifere russe. Ma uno di loro - si scopre ora - era in realtà un pezzo grosso dell'Fsb, il servizio federale per la sicurezza, cioè l'ex Kgb, esperto in opere di disinformazione.

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