«Chi sequestrò Spinelli voleva 35 milioni da Silvio»La sentenza sul tentato rapimento del ragioniere del Cavaliere

Se c'era una remota possibilità di conoscere la vera storia del rapimento di Giuseppe Spinelli, ragioniere di fiducia di Silvio Berlusconi, svanisce poco dopo le 13,30 di ieri quando la Corte d'appello di Milano emette la sentenza contro l'organizzatore del sequestro, Francesco Leone, ex collaborante di giustizia, e i suoi manovali, quattro albanesi tanto spregiudicati quanto spiantati. Le pene già blande inflitte in primo grado vengono ulteriormente ridotte: a Leone vengono inflitti sei anni e otto mesi, e ai suoi complici ancora di meno. Il rischio che qualcuno della banda, sepolto in carcere da una condanna a venti o trent'anni, si facesse prendere da attacchi di loquacità viene scongiurato.

Le ventiquattr'ore di terrore vissute da Spinelli e da sua moglie il 15 ottobre 2012 si riducono ad una impresa scombinata e senza senso. La Corte d'appello, come già prima di essa il tribunale, esclude che si sia trattato di un sequestro a scopo di estorsione. Ma quale fosse l'obiettivo della banda, se non convincere Silvio Berlusconi a versare un riscatto da 35 milioni, resta oscuro. Come oscura resta la figura del «mister X» che compare nelle intercettazioni, e inesplorata la traccia di un riscatto già pagato.


A differenza del primo processo, Leone e i suoi si vedono condannare anche per tentata truffa ai danni di Berlusconi: è la storia della chiavetta usb con rivelazioni decisive sul processo Mondadori, offerta al Cavaliere insieme alla liberazione di Spinelli. Una bufala, la chiavetta era vuota. Ma visti ieri, nelle gabbie, né il capo né i gregari sembrano gente in grado di architettare un piano simile.

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