Politica

Chiesa, dietrofront sul Prof: i temi etici sono la priorità

di È grande la confusione nel mondo cattolico. Le parole che ieri ha pronunciato Andrea Riccardi, eminenza laica del rassemblement per Mario Monti, dividono Vaticano e vescovi italiani. I temi etici sensibili? «Sono cose importantissime - ha detto Riccardi a Radio Anch'io - ma non sono l'urgenza di questa formazione. Dire ciò non vuol dire sottovalutarli, ma evitare immediatamente di ideologizzare la vita politica». Parole pronunciate proprio mentre Avvenire, quotidiano della Conferenza episcopale italiana, dedicava buona parte del proprio numero all'«agenda del Paese reale», ai «punti fermi dei movimenti e delle associazioni cattoliche» per il futuro dello stesso Paese. Quali? Quei valori non negoziabili sui quali la Chiesa non può scendere a compromessi: famiglia, vita, ma insieme anche lavoro e questioni sociali.
La linea che la Chiesa ha deciso di dare dopo che l'Osservatore Romano prima, e lo stesso Avvenire pochi giorni dopo, avevano fatto pensare a un appoggio concreto delle gerarchie per Monti è una: non schierarsi e ricordare a tutti gli schieramenti quali sono le priorità dei cattolici, un popolo numeroso in Italia, che chiede di essere ascoltato. E non a caso di valori hanno parlato ieri ancora sia Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che ha chiesto di salvaguardare servizi e lavoro, e sulle frequenze della Radio Vaticana anche monsignor Mario Toso, segretario del Pontificio consiglio giustizia e pace. «I partiti - ha detto Toso - se credono in un riformismo pieno e rispettoso delle persone, devono comprendere nei loro programmi e nelle loro agende, alcuni principi di fondo quali il diritto al lavoro, la tutela dello Stato sociale e democratico contrastando la sua erosione, i tentativi di abbatterlo e la crescita delle diseguaglianze».
La linea che la Chiesa vuole mantenere è quella già enucleata nel 2002 dalla nota dottrinale di Joseph Ratzinger sull'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica. Il contributo dei cattolici in politica deve essere attivo, aperto al dialogo, rivolto al bene comune e non agli interessi di parte. «Aborto ed eutanasia - ha detto monsignor Rino Fisichella sulla Stampa ripreso non a caso da Avvenire - non possono essere considerati dei diritti perché contravvengono ai principi fondamentali della legge naturale. E la famiglia va giuridicamente difesa dalla mera equiparazione ad altre forme di vita comune. È su questo campo che si misura il grado di coerenza di un politico cattolico, non sulle dichiarazioni a priori». Di più ha detto anche monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e attuale commissario Cei per l'immigrazione: «L'Agenda Monti è un quadro generale» me dentro «non vi ho visto una grandissima attenzione ai più poveri, agli ultimi». E ancora: «Non vorrei che per tentare di salvare l'insieme, i più deboli vengano dimenticati». In vista delle prossime elezioni politiche, comunque, «la Chiesa deve restare veramente super partes e i cattolici votino liberamente senza essere ingabbiati». «Non devono essere le gerarchie ecclesiastiche ad attribuire patenti di cattolicità. Con le indicazioni di voto a favore di uno schieramento politico, il Vaticano e l'episcopato usurpano la legittima autonomia dei laici». Come Mogavero ha parlato anche il neo arcivescovo di Ferrara, Luigi Negri. Mentre a Renato Schifani che su Avvenire ha scritto ieri che sui «valori» contano solo i fatti, Marco Tarquinio, direttore dello stesso quotidiano, ha risposto ringraziandolo «per aver richiamato con grande nettezza un punto che, per la mia piccola parte, non mi stanco di sottolineare: sulle grandi e davvero universali questioni valoriali che investono la vita delle persone e delle comunità tutti sono chiamati in causa, tutti sono chiamati a una consapevole e feconda unità e coerenza di visione.

E nel concreto dell'azione politica, parlano e parleranno soltanto i fatti».

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