Cicchitto & C. negano le congiure Ma dicevano: "Sono ostili al Cav"

L'ex capogruppo Pdl gridò al complotto quando il Wall Street Journal svelò che la Merkel aveva chiesto a Napolitano di liquidare Berlusconi. Adesso che è in Ncd ha cambiato idea

Cicchitto & C. negano le congiure Ma dicevano: "Sono ostili al Cav"

Quando stavano nel Pdl erano i «pontieri» con il Quirinale ma non risparmiavano bordate al Colle. Non esitavano a scrivere lettere infuocate a Giorgio Napolitano quando un presidente della Camera chiamato Gianfranco Fini ostacolava l'approvazione dei loro provvedimenti. Deploravano che il Quirinale in campagna elettorale difendesse Mario Monti «liquidato da chi l'aveva sostenuto per 13 mesi». E non lesinavano sospetti e proteste per il ruolo degli Usa, di Merkel e Sarkozy quando Silvio Berlusconi cedette il passo al Professore. Ora però gli uomini del Nuovo Centrodestra stanno da un'altra parte: con il governo Letta-Napolitano. E anche la loro visione di quel 2011 è mutata.
I toni verso il Colle sono smorzati, prudenti, carichi di comprensione e distinguo, mentre partono bacchettate verso Forza Italia. Maurizio Sacconi, ex ministro del Welfare, ritiene «ragionevole» che le «supposte indiscrezioni» servano a «orientare tempi e modi della successione a Giorgio Napolitano», tuttavia «soprattutto a centrodestra sarebbe bene evitare di cadere nella trappola. Ho avuto direttamente significative ragioni di dissenso con il presidente della Repubblica ma queste non possono impedire di leggere il peggio che alcuni stanno organizzando».
L'Occidentale sposa la linea difensiva del Quirinale: Berlusconi cadde per problemi interni, non per volere delle cancellerie e dei poteri finanziari di cui Napolitano si fece interprete. «A giugno del 2011 - scrive il giornale on line del Ncd - la rottura con Fini si era consumata da ormai quasi un anno, e sei mesi prima una mozione di sfiducia al governo era stata respinta per meno di un pugno di voti. La crisi economica internazionale era qualcosa di più serio di un'invenzione a tavolino alla Dan Brown, e sui provvedimenti economici le scazzottate quotidiane fra l'allora premier e la sua maggioranza da una parte, e il ministro dell'Economia dall'altra, consentivano di ritenere un possibile incidente come un evento da non poter escludere a priori. In uno scenario del genere, sarebbe stato preoccupante se il capo dello Stato non si fosse preso la briga di vagliare la disponibilità di soluzioni-paracadute in caso di una crisi improvvisa».
«Non ci fu alcun complotto» ha detto ieri il ministro Gaetano Quagliarello a Repubblica. L'allora vicecapogruppo Pdl al Senato sostiene che fu «una decisione interna al gruppo dirigente» ad azzoppare l'esecutivo, e che «Napolitano non c'entrava nulla, non avevamo più i numeri e il capo dello Stato non ci influenzò in alcun modo». Berlusconi lasciò Palazzo Chigi spontaneamente, per «una scelta presa in autonomia».
Fabrizio Cicchitto come capogruppo Pdl alla Camera era tra gli ufficiali di collegamento con il Quirinale. Ma era anche un appassionato scenarista di complotti anti-Cav. Quando il Wall Street Journal rivelò la telefonata di Angela Merkel a Napolitano di metà ottobre 2011, in cui la cancelliera chiese l'allontanamento del premier, Cicchitto riconobbe che «l'ostilità della Merkel e Sarkozy era risaputa, prima contro l'Italia che contro Berlusconi». E dagli Stati Uniti ci guardavano di buon occhio perché il «preciso scopo» del WSJ era «contribuire alla destabilizzazione dell'equilibrio europeo visto anche lo scontro di interessi» tra Usa ed Europa. Anzi, l'Italia si trovava al centro di «una autentica guerra economica finanziaria tra aree monetarie».
Ora invece Cicchitto nega complotti e congiure: «Sollevare il problema per cui il congiurato sarebbe Berlusconi sarebbe una visione complottistica della situazione destituita di fondamento. Casomai c'è stata una forzatura internazionale di cui fu espressione il famoso sorriso tra Merkel e Sarkozy.

Quello del governo Berlusconi fu un lento e drammatico processo di deterioramento interno alla maggioranza per dissensi con la Lega. Poi ci fu la Bce e processi di sbriciolamento e fuoriuscita di alcuni deputati. Solo una operazione di destabilizzazione condotta per fini politici attuali può mettere in conto a Napolitano ciò che allora avvenne».

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