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Cina, i fronti aperti: dal caso Pirelli alla "Via della Seta"

Il governo valuta il "golden power" e mette nel mirino l’intesa globale voluta dal M5S

Cina, i fronti aperti: dal caso Pirelli alla "Via della Seta"

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L'influenza di Pechino sull'economia italiana è sempre cresciuta nel tempo e oggi la Cina detiene partecipazioni in aziende di rilievo e in molti settori, dall'energia allo sport, fino a gettare lo sguardo su infrastrutture importanti come i porti della Penisola. La relazione è stata resa ancor più avvolgente dal governo guidato dal leader grillino Giuseppe Conte, che nel 2019 ha firmato con Pechino il Memorandum sulla Belt and Road Initiative (o via della Seta) rendendo l'Italia l'unico Paese del G7 ad aver aderito al grande progetto infrastrutturale cinese. Oggi quell'accordo, che può rinnovarsi tacitamente nel 2024 salvo disdetta formale dell'Italia, è quanto meno fonte di imbarazzi, con l'acuirsi delle tensioni commerciali tra Usa e Cina e per la partita geopolitica in corso con la Russia (di cui Pechino è partner). E che, di fatto, è una scelta di campo che Roma dovrà fare. Chi ancora oggi difende quell'accordo è Beppe Grillo che ieri ha pubblicato sul suo blog un articolo firmato da Fabio Massimo Parenti, docente di Economia Politica a Pechino: «la pressione sull'Italia in tema» di via della Seta «ha a che fare esclusivamente con l'agenda strategica degli Usa e con i loro interessi, non con quelli italiani», scrive il professore. A mettere il sigillo sul tema è lo stesso Grillo con un tweet: «l'Italia non può cedere su tutto». Alla ribalta del dossier cinese, oltre che la Belt and Road Initiative, c'è anche il caso Pirelli, per la quale l'esecutivo dovrà pronunciarsi entro il 23 giugno ai sensi della normativa Golden Power. Nel mirino c'è il patto parasociale tra la Camfin di Marco Tronchetti Provera e la Cnrc, società del gruppo ChemChina-Sinochem, del maggio 2022. Un accordo operativo dal 19 maggio e ora sospeso - che di fatto rafforza il socio cinese, assegnandogli un posto in più in cda (con Tronchetti che diventerebbe vice presidente esecutivo). Sinochem (con il 37% delle quote) ha assicurato di non avere intenzione di vendere Pirelli e di volerne garantire l'italianità. Ma i timori sono per una crescente interferenza della parte cinese sulle strategie aziendali. State Grid Corporation of China dal 2014 è entrata con il 35% nel capitale di Cdp Reti, la holding di Cassa depositi e prestiti che controlla aziende dell'energia come Snam, Terna e Italgas. Si tratta di una partecipazione di minoranza che si limita all'incasso di profitti, ma è consistente. Sempre nel 2014 la Shanghai Electric Corporation ha rilevato il 40% di Ansaldo Energia. Quest'ultima quota, tuttavia, è diminuita e ora rischia di andare a zero (dall'attuale 12%) dopo l'annuncio dell'aumento di capitale da 580 milioni che si accollerà la stessa Cdp. Nell'ambito dell'accordo sulla via della Seta era prevista la stipula di accordi tra la China Communications Construction Company (CCCC) e le autorità portuali che controllano gli scali di Genova e Trieste. Un'intesa che aveva come obiettivo il potenziamento dei due porti.

Uno scalo di cui cinesi sono soci, invece, è quello di Vado Ligure, di cui il colosso dei trasporti Cosco detiene il 40%.

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