Antonio Signorini
da Roma
La Cisl ha dato un giudizio positivo sulla Finanziaria, ma il segretario generale Raffaele Bonanni non se la sente di condannare il centrodestra che oggi scenderà in piazza. «Nessun giudizio politico», precisa. Però il secondo sindacato italiano una cosa la può fare: cercare di dialogare con i tanti artigiani, commercianti, professionisti e piccoli imprenditori che oggi sfileranno. Per farlo, spiega Bonanni, bisogna andare «allessenza» delle motivazioni dei manifestanti, che è la questione fiscale. E su questo fonte il sindacalista lancia un ponte verso le categorie «nemiche» e propone una «alleanza tra chi paga le tasse» per fare in modo che tutti le paghino. Con lobiettivo di redistribuire i risparmi: un po alla spesa sociale e poi «la stragrande maggioranza» alla riduzione della pressione fiscale.
Per il momento cè la finanziaria del governo. E la manifestazione della Cdl. Anche lei, come Confindustria, pensa che non sarà utile al pase?
«Ognuno può protestare, non siamo in un regime e ognuno può esprimere le sue opinioni. Non sarò certo io a criticare chi scende in piazza. Manifestare è un diritto sacrosanto ed esercitarlo fa bene alla democrazia italiana. Comunque le questioni politiche non mi interessano. Sono lontano dagli schieramenti. Semmai mi interessa cogliere lessenza delle proteste contro la finanziaria come questa».
E quale è?
«Gran parte delle manifestazioni sono contro il carico fiscale».
Però la Cisl è favorevole alle misure fiscali della manovra.
«In Italia le tasse non sono più alte degli altri paesi europei. Sono inferiori alla Germania, alla Spagna. Però vorrei terminasse questa incomunicabilità tra lavoratori dipendenti e pensionati da una parte, commercianti, artigiani e piccole imprese dallaltra».
Non pensa che ci siano interessi divergenti?
«Se cè un contrasto tra interessi è tra chi paga le tasse e chi non le paga. I dipendenti e i pensionati - non per virtù, ma perché sono obbligati - pagano fino allultimo centesimo. Ma anche tra i commercianti, i professionisti, i piccoli imprenditori cè chi paga. E, visto che il problema è la difficoltà nel capire chi non le paga, allora la cosa migliore è cercare soluzioni forti».
Come?
«Dobbiamo metterci daccordo e denunciare insieme chi non paga tasse e contributi che tra laltro fa concorrenza sleale alle imprese che lavorano onestamente. Il metodo lo troveremo, Tra laltro con queste categorie già collaboriamo negli enti blilaterali con risultati positivi».
Che fine dovrebbero fare le risorse recuperate?
«Una parte di questi soldi devono servire a finanziare i servizi sociali, ma la stragrande maggioranza deve andare alla riduzione delle tasse».
Anche su questo tema vorrebbe che la politica restasse il più possibile fuori?
«Spero che le realtà sociali siano appoggiate dalla politica, maggioranza e minoranza. Anzi, su questioni rilevanti come lequità e la ripresa servono convergenze, senza intaccare la distinzione di ruoli tra governo e opposizione. Questa unità è ancora più importante visto che si parla di fisco, cioè del tema sul quale il livello di fiducia degli italiani è più basso».
Molte delle categorie con le quali lei vorrebbe stringere un patto, però, non condividono niente di questa Finanziaria e la ritengono scritta a tavolino da voi sindacati e da Confindustria.
«Non è così. Semmai il problema è che questa finanziaria è diventata un continuo work in progess. La preparazione dura tantissimo, sette mesi. Un teatro che non chiude mai, come quelli di Broadway. E per questo finisce per diventare il campo di battaglia dei partiti. Nel merito mi sembra che con questa manovra si siano fatte le classiche nozze con i fichi secchi. Fino a 40 mila euro di reddito nessuno ci perde. Molto sotto, quando si hanno molti figli, qualcuno ci guadagna. E il problema è semmai che in queste fasce molto basse cè anche qualche portoghese che non paga le tasse e per questo risulta con un reddito basso. Anche per questo dico che è interesse di tutti lincontro con le categorie».
Quali altre richieste potreste fare insieme a commercianti, artigiani e Pmi?
«Noi come Cisl abbiamo chiesto a Prodi di incentivare con il fisco gli accordi per la produttività tra sindacati e imprenditori. Non ci ha degnato di una risposta. Forse non voleva scontentare qualche compagno di viaggio».