“Nel partito democratico c’è poca democrazia. Se saltano le primarie in Lombardia, io non faccio più politica”. E dopo giorni di fuoco che ha covato sotto le ceneri, nel centrosinistra scoppia l’incendio. A innescare la miccia è Pippo Civati, il consigliere regionale del Pd da tempo schierato tra le fila dei giovani rottamatori del partito. Ma più in generale di una politica che non sembra non rispondere più a nessuno, se non agli interessi della casta.
Gravissima l’accusa consegnata ai microfoni di Radio 24 da Civati che da sempre è stato uno strenuo sostenitore delle primarie per la scelta dei candidati e delle cariche nel partito. “Il sindaco Giuliano Pisapia - la sua denuncia - assieme ad altri del Pd stanno puntando a far saltare le primarie perché vogliono candidare Fabio Pizzul come nome unico alla Regione Lombardia”. Una denuncia arrivata dopo che l’annunciata conferenza stampa organizzata dal centrosinistra per questa mattina e dove si sarebbe dovuta presentare la consultazione di militanti e simpatizzanti per scegliere il nome del prossimo candidato governatore, è stata improvvisamente annullata. Segno che le divisioni interne al Pd, ma anche con gli alleati di coalizione Sel e Italia dei valori sono ancora ben lungi dall’essere appianate.
“Chiudere su un nome solo è una china pericolosa - spiega Civati - Questo significa che se il Pd punta su Pizzul ha tutte le ragioni per pensare che sia il candidato vincente anche rispetto ad Albertini, ma io non voglio aggiungere altro perché questo mi imbarazza”. E continua a sostenere l’opportunità di abbinare le primarie regionali lombarde al secondo turno di quelle nazionali. Mentre il consigliere regionale di Sel Giulio Cavalli parla di “aria sinistra” e di “mercanteggiare tra le pieghe della coalizione”.
Una resa dei conti inevitabile in un partito che sembra ormai diviso. E in cui l’arrivo a Milano del sindaco di Firenze Matteo Renzi che lunedì sera ha riempito il tetro Dal Verme di una folla entusiasta, deve cominciare a fare i conti con il tema del rinnovamento. E non a caso tutto l’apparato del Pd in Lombardia continua ad essere molto più legato alla vecchia guardia del segretario Pierluigi Bersani che agli “innovatori”.
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