Sono passate poche ore da quando il terremoto in Emilia si è portato via decine di vite e il ministro dellAmbiente Corrado Clini rilascia le prime dichiarazioni sul disastro che ha travolto il Modenese. «Il crollo dei capannoni pone dei problemi di sicurezza sui criteri di costruzione. Sicuramente hanno tenuto conto delle norme sismiche, ma su dati di rischio inferiore. Occorre aggiornare la mappa del rischio sismico e le norme per costruire in sicurezza in quelle aree. Serve un intervento ancora più severo e conservativo». Brucia la strage dei lavoratori, sepolti sotto le macerie mentre erano nelle fabbriche già danneggiate dal sisma del 20 maggio scorso, dove si era però ripreso a lavorare dopo verifiche e rilievi di staticità, nelle ditte e nei capannoni. «Cè bisogno di un impegno finanziario straordinario e potrebbe essere in parte coperto superando limiti e vincoli del patto di stabilità - aggiunge Clini -. LEuropa potrebbe capire che si tratta di una situazione eccezionale». Eccezionale, sì. Ma è possibile che non si potesse prevedere in alcun modo questo disastro? «Nessun evento sismico è prevedibile - spiega Claudio Eva, docente di Sismologia e componente della commissione Grandi rischi, uno degli esperti più noti di terremoti in Italia -. Non abbiamo elementi scientifici provati che ci consentano di fare una previsione deterministica per dire dove, come e quando ci sarà levento sismico. Scientificamente non esistono dati né metodi sufficienti per garantire una sicurezza previsionale». E questa non è una carenza solo italiana, ma mondiale. «Ci sono metodologie statistiche che consentono di dare una previsione a lungo termine, ma con un margine di sicurezza molto debole». Ma allora i finanziamenti, i centri di ricerca, a cosa servono? «Noi stiamo affinando le tecniche di giorno in giorno. Ogni terremoto ci insegna qualcosa in più».
Bene che il ministro Clini chieda un aggiornamento delle mappe sismiche. La classificazione sismica in Emilia è partita solo nel 2006, continua Eva, e le costruzioni sono state realizzate su un livello 3 di pericolosità che su una scala dove 1 rappresenta il grado più alto di rischio, è piuttosto basso. «Prima del 2006 questo territorio non era classificato come sismico, tutto ciò che è stato costruito è fuori dalle norme sismiche. Adesso è necessario porre mano alla classificazione per le vecchie e nuove costruzioni».
Intanto la terra continua a tremare e pare non voler mollare la presa. La sequenza delle repliche «sarà lunga e non si può escludere che possano avvenire altri forti terremoti» dice il presidente dellIstituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Stefano Gresta.
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