Clini, lezione di diritto alle toghe «Tutti rispettino il decreto Ilva»

Clini, lezione di diritto alle toghe «Tutti rispettino il decreto Ilva»

RomaL'Ilva non perde tempo. Firmato il decreto dal capo dello Stato, i legali dell'acciaieria ieri hanno depositato alla procura di Taranto un'istanza per chiedere che il provvedimento del governo venga applicato, con il conseguente dissequestro degli impianti, «bloccati» a fine luglio scorso dalla magistratura, e del materiale prodotto nell'ultimo quadrimestre, posto sotto sequestro nove giorni fa.
E, contestualmente, gli avvocati del Gruppo Riva hanno invece rinunciato al Riesame per il dissequestro della produzione degli ultimi quattro mesi che era in calendario domani. Il decreto, sgonfiando di fatto l'efficacia del sequestro, rende infatti superflua l'udienza, ma per la procura era quella la prima occasione per ricorrere alla Consulta sul punto della legittimità costituzionale del provvedimento del governo.
Così ora i magistrati tarantini potrebbero alzare il livello dello scontro in atto, sollevando davanti alla Corte il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sul decreto che «dissequestra» l'Ilva smontando i provvedimenti adottati negli ultimi mesi dalla procura pugliese. A meno che, invece, la procura non chieda al gip di investire della questione la Consulta proprio sulle istanze con cui l'azienda ha chiesto ieri l'applicazione del decreto. Di certo, l'aria non è serena, e non solo sull'Ilva. Sull'escalation del braccio di ferro tra potere giudiziario e politico interviene il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, a Doha per la conferenza mondiale delle Nazioni unite sul clima, provando a puntare sull'avvio delle procedure di bonifica previste dal decreto come terreno per una convergenza di consensi. «Mi interessa far ripartire l'azione di risanamento - spiega il ministro - e mi auguro che nessuno si opponga a questo obiettivo che è sempre più urgente». Clini insiste e si dice sicuro dell'efficacia del decreto, tanto da spingersi a dire che «nelle prossime ore, non nei prossimi giorni, si vedranno gli effetti pratici» delle misure previste dal provvedimento varato dal governo e firmato da Napolitano. Un decreto che è «legge» e in quanto tale, conclude il ministro dal Qatar, «deve essere rispettata da tutti: se qualcuno non vuole rispettarla, non è questione di cui mi devo occupare».
Ma il livello delle polemiche sul caso dell'acciaieria più grande d'Europa sembra destinato a restare alto. Il presidente dell'Anm, Rodolfo Sabelli, dopo aver ricordato quali sono le «possibilità astratte» di reazione della procura di Taranto di fronte al decreto, ha interpretato la «situazione intollerabile» che si è creata negli ultimi anni, individuando «più che un conflitto tra poteri, un conflitto tra due diritti costituzionali, il lavoro e la salute». Contro il decreto e il governo si schierano poi il leader verde Angelo Bonelli e Felice Belisario dell'Idv, secondo il quale il provvedimento «estende la possibilità di inquinare», risolvendosi in una «violazione chiara al diritto alla salute».

Proprio i rischi per la salute, le tensioni dell'affaire e la carica emotiva che la vicenda porta con sé sono al centro della dura lettera spedita da una cittadina di Taranto a Giorgio Napolitano, e diffusa alla stampa dall'associazione «Donne per Taranto» (che ieri ha anche invitato la procura a sollevare il conflitto di attribuzione), nella quale si accusa il capo dello Stato di aver «firmato la nostra condanna», invitandolo a «visitare i nostri bambini devastati dal cancro». Intanto, già stamattina alcuni operai addetti ai settori della fabbrica sotto sequestro dovrebbero tornare al lavoro.

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