È negativo il parere depositato ieri dalla Procura della Repubblica di Taranto sul piano di adeguamento ambientale degli impianti presentato dall'azienda siderurgica Ilva a cui era allegata la richiesta di poter mantenere una minima capacità produttiva e di non disattivare completamente gli impianti. I vertici dell'azienda prevedevano investimenti da 400 milioni di euro per la messa in sicurezza degli impianti.
Evidentemente non basta. La Procura ha infatti confermato la relazione depositata dai tre custodi-amministratori giudiziari che avevano notificato disposizioni severe che prevedono lo spegnimento e il rifacimento di numerosi impianti (cokerie e altiforni in particolare). Si attende ora la decisione del gip che arriverà, presumibilmente, nei primi giorni della prossima settimana.
Ed è scontro sul piano politico. «L'autorizzazione che consente all'Ilva l'esercizio degli impianti compete al ministero dell'Ambiente», ha detto lapidario il ministro Corrado Clini, aggiungendo: «Rilascerò entro fine mese l'autorizzazione ambientale integrata e l'azienda sarà tenuta a rispettarla».
Insomma un braccio di ferro con la magistratura. «Nel caso in cui si creasse un conflitto o una divergenza credo dovrà essere assolutamente risolto secondo quanto prescritto dalla legge», ha specificato. «Io so qual è il mio compito e conosco quelli della magistratura».
Quello che però è «assolutamente chiaro», afferma Clini, è che «rilasciare l'autorizzazione spetta al ministero e non all'autorità giudiziaria». Nel documento ci saranno «prescrizioni sull'ambiente e la protezione della salute sulla base di standard europei. Poi - chiude il ministro - anche sui tempi bisognerà dare il tempo all'azienda di attuare le procedure».
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