Collasso vicino: ogni lavoratore manterrà il doppio dei pensionati

Collasso vicino: ogni lavoratore manterrà il doppio dei pensionati

MilanoMettiamola così: nei prossimi 50 anni ci sarà un lavoratore che dovrà mantenere uno che non lavora. I sociologi lo chiamano «tasso di dipendenza totale». C’è da giurare che quel lavoratore lo apostroferebbe con un termine decisamente meno elegante. Eppure è quanto si va prospettando per il futuro dell’Unione europea. Il carico sui lavoratori aumenterà del 50 per cento. Un bel peso visto che già oggi 100 lavoratori ne mantengono 60 che saliranno a 100, di cui 60 pensionati e 40 ragazzi ancora in via di formazione. Non sono ipotesi. Sono dati, frutto di ricerche dell’università Cattolica di Milano che disegnano foschi scenari dai contorni purtroppo nettissimi. E cioè, entro il 2060, 42 milioni di persone operative in meno a fronte di 26 milioni di anziani che avranno tra i 65 i 79 anni e 39 milioni di ultraottantenni. Francesco Marcaletti, sociologo della Cattolica, ieri al convegno dell’associazione Nestore alla Commissione europea ha snocciolato i dati spiegando che «la coperta è corta, dove la tiri scopre». «Corta» a dire poco. Ce n’è rimasto un pezzo microscopico a guardare i suoi grafici che si impennano e si inabissano perché comunque tu li voglia girare i conti non tornano. Tanto da sollecitare al ricercatore una soluzione-provocazione: stare in pensione fino a 40 anni, poi ti formi, fai figli quando sei ancora giovane che a loro volta faranno figli che potranno sostenere il sistema. A 40 anni vai a lavorare e a quel punto ci vai pure parecchio contento perché non sei escluso dal contesto sociale. Già dal 2030 la curva sui suoi grafici torna a sorridere. Purtroppo è fantapolitica ma al professore serve per poter dire che «dobbiamo cominciare a pensare in modo sostanzialmente diverso». Che il modello applicato fino a oggi formazione-lavoro-riposo non funziona più e non potrà più funzionare. Che l’età non deve essere considerata un problema. Anzi. La gestione dell’invecchiamento deve seguire altri percorsi e non a caso quest’anno è stato dichiarato in Europa l’anno dell’«invecchiamento attivo». Soluzioni? Se «il presente è frutto di scelte fatte in passato che hanno provocato questo disquilibrio» l’unica ricetta sicura è «non» fare quello che è stato fatto e quindi men che meno continuare a portare avanti un sistema che non regge. «Sulle scelte si può tornare», commenta il sociologo che fa notare come in Norvegia si possa scegliere se lasciare il lavoro a 62 o 67 anni con un diverso trattamento economico. Oggi la terza età è un’altra cosa.

4 anziani su 10 fra i 200 partecipanti al progetto europeo Grundtvig hanno scelto di restare a lavorare. Perché come è stato sottolineato tempo libero va bene ma per 20 o 30 anni forse si avvicina troppo alla cruda affermazione di George Bernard Shaw «la vacanza perenne è una buona definizione di inferno».

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