Roma - Bravo Matteo. Complimenti Matteo. Sei andato forte Matteo, ma adesso concentrati su Bruxelles: grazie al voto e al semestre di presidenza, il nostro Paese diventerà «centrale» e potrà farsi sentire. Renzi ringrazia: «Presidente, sono già al lavoro».
Stavolta, visti i numeri del Pd, la telefonata non allunga la vita, però porta i consigli di Giorgio Napolitano per il futuro. Primo, in Italia, avanti tutta con le riforme. Secondo, in Europa, dove ci sono nuovi rapporti di forza, si è aperto «uno scenario molto interessante». Il Partito democratico, spiega il capo dello Stato, forte del suo 40,8 per cento può dire la sua, può provare a far allentare il rigorismo, può chiedere misure per rilanciare la crescita e l'occupazione. Insomma, è «un'occasione» da non perdere, una carta da giocare bene. Matteo Renzi è d'accordo. «La fase che si apre è molto promettente. Dà una centralità al Paese che dobbiamo meritare».
Il risultato delle Europee ha rinsaldato l'asse tra il giovane premier e il vecchio presidente, i cui interessi sono sempre più convergenti. Le urne hanno premiato la stabilità e rafforzato il programma di riforme, che sono le due architravi del secondo mandato di King George ma anche le condizioni per un lungo dominio di Matteo sulla scena politica del Belpaese. Se le cose andranno come previsto, tra un annetto Napolitano potrebbe decidere di passare la mano. Intanto può tirare un respiro di «sollievo». Grillo, che voleva le sue immediate dimissioni, non ha fatto boom ma flop. La spallata al governo è fallita e la valanga populista, a differenza del resto del continente, si è dimostrata una piccola palla di neve. E pure l'onda dell'astensionismo, dopo tanto tempo, sembra essersi ritirata.
Ce n'è dunque abbastanza per essere soddisfatti. Dal Quirinale non escono valutazioni ufficiali e nemmeno commenti informali sulla sconfitta di Grillo. Nessuna polemica personale, nessun giudizio sulle forze politiche italiane, Però, si ricorda, il capo dello Stato si è battuto fino alla fine contro l'euroscetticismo. Martedì scorso, a Berna, aveva chiesto di andare a votare. «Più forza e fiducia all'Italia» per «riformare le istituzioni europee». E il giorno dopo a Lugano aveva invitato tutti ad avere un po' più «di serenità» e di «fiducia» nelle capacità del Paese. «Non bisogna lasciarsi impressionare da manifestazioni di insufficienza istituzionale e politica» e nemmeno dalla violenza delle polemiche a ridosso del voto. «Questa fase dell'Italia ha una conformazione non troppo brillante».
Tutto ciò adesso è alle spalle. Dal Colle trapelano «soddisfazione» per i pericoli scampati e buone speranze per il futuro. Però è il momento di raddoppiare gli sforzi. Il governo, come ha detto l'altro giorno incontrando a Ginevra i nostri funzionari delle Nazioni Unite, «ha un bel carnet di problemi da affrontare». Innanzitutto «cooperare meglio con l'Unione europea» per riuscire a sfruttare a pieno i fondi comunitari e affrontare insieme l'immigrazione. Su questo punto «c'è una certa sordità» dell'Europa.
E in Italia bisogna far partire le riforme.
Una delle più importanti, secondo Napolitano, è quella delle pubblica amministrazione. «Razionalizzare significa sempre usare un po' di bisturi e ciò provoca alte grida anche quando si tratta di rami secchi». Conclusione, Matteo non abbassare la guardia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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