Roma«Qui sta saltando in aria tutto». Stavolta Giorgio Napolitano è davvero preoccupato. Non c'è più spazio per gli appelli alla responsabilità, non c'è più molto tempo nemmeno per salvare il Paese: l'Europa chiede riforme, i mercati ballano e la copertura del Quirinale non potrà durare per sempre. E poi ci mancava solo Terzi, con quelle «dimissioni sconcertanti», come se non bastassero le «strane» consultazioni del presidente pre-incaricato, la sua ostinazione a non aprire al Pdl, il binario morto sul quale si sta arenando la trattativa per il governo.
In questo quadro il faccia a faccia di domani Napolitano-Bersani si preannuncia delicato, a serio rischio scontro. Il segretario vorrà un mandato pieno per cercare alle Camere una maggioranza: basteranno i ministri «non sgraditi» al centrodestra a far quadrare il cerchio? Il presidente, che chiede certezze sui numeri, gli darà il via libera? O forse giocherà la sua seconda carta? Si profila un braccio di ferro. L'unica cosa sicura è la volontà di Napolitano di mettere in fretta in piedi un esecutivo capace di reggersi almeno per qualche mese con un programma condiviso. E mentre Pietro Grasso sembra già bruciato, ecco che rispunta Matteo Renzi: se Bersani fallirà, il sindaco di Firenze potrebbe essere il candidato capace di trovare una maggioranza più larga. Ma pure Enrico Letta si scalda a bordo campo.
Certo, gli ultimi due mesi del settennato non potevano cominciare in uno scenario peggiore. Il pasticcio sui marò, con le dimissioni del ministro degli Esteri, giudicate dal Colle «inopportune». Hanno dato un bel colpo alla nostra già traballante credibilità italiana. Se il ministro della Difesa lo ha chiamato «Schettino», anche Napolitano è «adirato», anzi letteralmente furibondo con Terzi. Ma ce l'ha pure con Monti, quel professore che ha tenuto a Palazzo Chigi come garanzia internazionale e che sta dimostrando di non controllare nemmeno il suo esecutivo. È diventato un'anatra zoppa, non più utilizzabile come ponte. Per Le Monde è «politicamente morto».
Sul fronte dell'economia le cose, se possibile, vanno persino peggio. Borsa in picchiata, rischio-Cipro dietro l'angolo, l'agenzia Moody's sul punto di tagliare il rating del Belpaese. E mentre il procuratore di Torino Caselli chiede sponda al Csm nella sua eterna battaglia con Grasso, Franco Battiato alza altro fango sostenendo che il Parlamento «è pieno di troie».
Una cornice desolante, che ha fatto scattare l'allarme rosso al Quirinale. La situazione si sta slabbrando al punto che hanno ricominciato a circolare voci incontrollate, come fantomatiche dimissioni anticipate di Napolitano in caso di flop di Bersani per favorire un chiarimento. L'ipotesi forse piace al Pd, ma non al Colle. La smentita è molto infastidita: «È una polpetta avvelenata, il presidente espleterà il suo mandato fino all'ultimo giorno». Qui abbandonano tutti, ci manca solo che abdichi pure Re Giorgio.
Dunque, appuntamento a domani. Si ricomincerà con i pochi punti fermi. Primo, quasi nessuno vuole andare a votare, soprattutto con questa legge. Secondo, serve subito un governo al Paese.
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