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Colte e sexy: la rivincita delle zie

Niente figli, ma tanti estimatori. Per il Washington Post sono "in", libri e siti le celebrano. E loro si godono la rivincita

Colte e sexy: la rivincita delle zie

Zia Mame sul sito di «categoria» non ci avrebbe fatto nemmeno un giro distratto. Manco per sbaglio. Per lei essere «diventata» all'improvviso zia (dopo l'inopportuna e a suo avviso anche un po' inelegante morte del fratello Patrick) era stato un colpo di scena inatteso. Un qualcosa di emotivamente indefinibile come un agguato ai piani della sua mondana settimana newyorkese, un inciampo durante la trionfale marcia verso l'organizzazione del cocktail perfetto. Eccentrica, passionale e solo apparentemente (molto apparentemente) distratta, la protagonista del romanzo di Patrick Dennis era l'opposto e al tempo stesso la perfetta incarnazione delle nuove zie: quelle che in America si sono ribattezzate «pank» (che sta per «professional aunts no kids») dandosela finalmente a gambe dall'odiosa definizione di «zitella», che sono finite in un bestseller di Melanie Notkin (nato a sua volta da un portale, e che vedrà un seguito in libreria), nella classifica delle cose «in» del 2014 secondo una classifica del Washington Post e, in Italia, in un sito dedicato (Ziario.it). È un orgoglio «ziesco» quello che spinge queste mamme mancate o ritardatarie. Che le porta a fare squadra, status, ad uscire allo scoperto, ad organizzarsi in sistema, a urlare al mondo intero quanto amino i bimbi (degli altri) e quanto siano spesso salvifiche per i figli (degli altri). Si incontrano tutte in Rete e si scambiano consigli, ricette, idee regalo, frasi buffe che gli adorati nipoti hanno riservato solo a loro.

Anche il mercato inizia ad accorgersi di questo esercito sempre meno silente di entusiaste spendaccione disposte a tutto pur di entrare nelle grazie dei marmocchi e di confermare l'unica certezza che ha sempre avvolto le zie: assecondano le «trasgressioni». Partono avvantaggiate loro. Sgravate dal quotidiano, dalle liti per i compiti, dai capricci costanti, dai tre pasti al giorno, dalle visite dal dentista e, al contrario, continuamente ritemprate da una vita di coppia quando non addirittura da single, da uno stipendio di cui disporre in beata, scellerata solitudine, da vacanze romantiche, da viaggi improvvisi, dai tacchi alti, dagli aperitivi a qualunque ora, dal «disimpegno» che lambisce la loro vita come una dolce colonna sonora. Almeno una volta erano zitelle. Ora manco più quello. I figli (degli altri) le adorano, loro non sono per niente depresse, non hanno un solo capello grigio e non sanno di naftalina trecentosessantacinque giorni l'anno. Più giovani delle nonne, più allegre delle mamme, complici come un'amica ma meno conflittuali di un'amica. Il nuovo sito italiano ne individua tre tipologie precise: c'è la «zia che vizia», che fa regali, magari non può vedere spesso i nipoti ma cerca ogni volta di accontentarli; c'è la «zia devota», che è sempre disponibile e dedica tutto il tempo che ha ai nipoti; c'è la «zia Natale», che si fa viva raramente e vede i nipoti solo in occasione delle feste comandate.

Arrivano con la piega fatta e racconti «esotici», rilassate dal massaggio, toniche dalla ginnastica. Sorridono loro e hanno pazienza (certo, una volta ogni tanto...

) e bussano alla porta con i piedi perché le mani sono occupate dai pacchetti: vestiti, cerchietti per i capelli, abbonamenti a corsi di danza, due biglietti per Disneyland Paris, il poster autografato di Violetta, una trousse piena di lucidalabbra alla fragola, bambole e tutta la gamma di dolci solitamente vietati. E le mamme schiumano davanti a tanta estemporanea, agevolata, deresponsabilizzata maternità. «Tanto non è mica figlia tua, ex zitella...» pensano. Quando riescono a trattenersi dal parlare...

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