Quindici giorni fa a perdere è stato il Pdl, ieri è toccato a Bersani e Rosi Bindi. Onore a Grillo, che conquista alla grande il suo primo capoluogo. Il Pd si appende al pallottoliere del cambio dei sindaci per stendere una cortina fumogena sulla sostanza politica. Che è questa. Ha perso a Parma (contro Grillo), a Palermo (contro Orlando), ha vinto a Genova ma con un candidato non suo (Doria) e nei Comuni del Nord dove, dopo la rottura dell’alleanza elettorale tra Pdl e Lega, il raffronto con il passato non sta in piedi (non è avanzata la sinistra, è che il centrodestra diviso avrebbe perso a prescindere dal calo delle sue due componenti).
Proiettare questi risultati su scala nazionale è poi sforzo inutile per più motivi. Primo: l’astensionismo ieri ha toccato il record del 50 per cento, una fuga dalle urne che storicamente penalizza i partiti di centrodestra molto più di altri e che difficilmente si riproporrà alle politiche. Due: il grillismo è per ora un fenomeno localizzato in alcune limitate aree del Paese, dove vince con l’appoggio di elettori di centrodestra che, orfani di candidati vincenti, non vogliono consegnare le loro città alla sinistra. Tre: sullo sfondo resta il problema Monti, cioè il non volere sostenere nelle urne, neppure localmente, i partiti che appoggiano il governo delle tante tasse e dei pochi tagli. Quattro: l’antipolitica non è Grillo (chi si presenta alle elezioni fa politica, e a Parma da oggi il Movimento Cinque Stelle dovrà fare i conti con problemi reali a partire dal buco di bilancio di 600 milioni) ma il 50 per cento degli elettori che hanno protestato non votando neppure Grillo, evidentemente identificato da questi come soggetto politico non credibile.
Queste elezioni ci dicono che in chiave nazionale tutte le ipotesi restano aperte. Ma soprattutto che in vent'anni non è maturata un’alternativa a quello schieramento di moderati che, insieme alla Lega, divenne maggioranza politica. La fuga spericolata di Casini ha partorito nulla di utile neppure per lui. Quelle di Fini e Maroni sono state addirittura suicide.
Nel ricomporre quel quadro vincente, sia pure in forme e con volti diversi, sta l’unica possibilità di ritrovare una stabilità di guida al Paese. Per il dopo ballottaggio, Berlusconi e Alfano hanno promesso grandi novità. Ci siamo. Aspettiamo con curiosità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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