Caro ministro lei non poteva non sapere

Personalmente trovo sopravvalutata l'esasperata ricerca di competenza nei politici: tanti specialisti sono stati pessimi ministri nei settori di propria competenza.

Eppure, quando Cecile Kyenge è stata nominata ministro, quanto meno, in quanto donna che ha alle spalle una storia di immigrazione di successo, ci si aspettava avesse una conoscenza particolareggiata della materia. Invece il ministro dell'Integrazione pare non avere idea di come gestire la marea umana che si sta riversando sulle coste dell'Italia meridionale con cadenza quotidiana.

Peggio: la dottoressa Kyenge si dichiara impegnata a farsi un'idea del fenomeno e dei problemi dei Centri di identificazione: «Da tre mesi sto facendo un monitoraggio e cercherò di analizzare tutte le problematiche e le proposte che verranno dai territori per individuare una soluzione». Chi pensava che il ministro avesse già in mente che direzione prendere si metta dunque l'anima in pace. Siamo alla ricerca.

Ancora una volta, l'impressione è che, di fronte alla reale difficoltà di gestire un esodo imponente dall'Africa e dal Medio Oriente, chi ieri tuonava contro i governi di centro destra e predicava l'accoglienza senza se e senza ma, si trovi oggi a fare i conti con la realtà. Che arriva sotto forma di mafie che gestiscono il traffico di uomini e donne, scafisti, navi madre, poveri cristi abbandonati in acqua ad annegare.

Ora che è ministro, di fronte a questo disastro, Cecile Kyenge non

può limitarsi a frasi a effetto, tipo «cambiamo la Bossi-Fini» e «la terra è di tutti». E soprattutto, perfavore, non ci venga a dire che non sapeva quant'è grave la situazione. Proprio lei, ministro, non poteva non sapere.

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