il commento 2 Il segreto sugli scandali salva la fede dei semplici

di Luca Doninelli

«Deserto e vuoto. Deserto e vuoto. E tenebre sopra la faccia dell'abisso./ è la Chiesa che ha abbandonato l'umanità, o è l'umanità che ha abbandonato la Chiesa?/ Quando la Chiesa non è più considerata, e neanche contrastata, e gli uomini hanno dimenticato/ Tutti gli dèi, salvo l'Usura, la Lussuria e il Potere». Sono versi scritti dal più grande poeta del XX secolo, T. S. Eliot. Correva l'anno 1934. Pochi versi sopra, tra gli idoli moderni annovera anche la Dialettica (Urss) e la Razza (Germania). Hitler era al potere da un anno, e un poeta vedeva già quello che i politici (e che politici! Sir Winston Churchill, per esempio) avrebbero capito solo molti anni più tardi.
Le vicende relative a Vatileaks, allo scandalo dei preti pedofili coperti dall'istituzione ecclesiastica e alla notizia del rapporto che, su questi temi, la commissione formata dai cardinali Herranz, De Giorgi e Tomko ha fornito al Papa suggeriscono un nuovo livello di lettura di quei terribili versi. Se le porte degli inferi non prevarranno sulla Chiesa, è però necessario comprendere che tutto ciò di cui parla Eliot non riguarda solo il «mondo», ma la Chiesa stessa. Usura, Lussuria e Potere non sono nemici esterni. E il misconoscimento della natura della Chiesa può avvenire anche da parte dei suoi rappresentanti. Anche sulle dimissioni del Santo Padre, pur compiute in totale libertà e fiducia nella potenza dello Spirito Santo, grava l'ombra di questo momento tragico per la Chiesa e per il mondo (che sono legati tra loro più di quanto immaginiamo). Tuttavia, è bene ricordare che la Chiesa non segue alcuna «linea d'indirizzo», almeno come la intendiamo noi di solito. Se il Papa, dopo aver aperto il terribile file della pedofilia nella Chiesa, ha deciso di tenere segreti i risultati della commissione da lui nominata affinché siano consegnati alla prudenza e alla lungimiranza del prossimo Pontefice, non è certo perché alla «linea» della trasparenza intenda ora sostituire quella - di vecchio stampo - del «segreto».
Quando parliamo di queste cose, soprattutto in un momento come quello presente, così incerto e confuso, dobbiamo ricordare la posta in gioco in tutta questa vicenda. Che non è la completezza dell'informazione (illusione illuminista) o il dovere della trasparenza. La posta in gioco è la «fede dei semplici». Da duemila anni questa è la prima preoccupazione di chi guida la Chiesa: salvaguardare la fede dei semplici. Ne parla Gesù in Lc. 17, 1-6: «È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!». Il problema non è quello di tenere i segreti oppure di rivelarli.

L'unico, vero patrimonio della Chiesa è la fede, è il cuore semplice di chi si affida a essa. Ed è perciò non alle linee di principio che il pastore deve porre attenzione, bensì «a sé stesso», affinché non dissipi il dono immenso - e totalmente non-suo - che Dio gli ha posto nelle mani.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica