di F inalmente sbloccati, almeno in parte, i pagamenti della Pa a favore delle pmi: saranno pagati 40 miliardi sugli oltre 90 di debiti diluendoli nei prossimi 12 mesi. Meglio di niente, ma comunque una vergogna. In primo luogo, uno Stato che accumula così tanti debiti è inqualificabile; approfitta del bisogno di lavoro delle imprese e specula su una forma indiretta di finanziamento a costo zero sulle loro spalle. In secondo luogo, mettere in campo meno della metà del fabbisogno non risolverà la grave sofferenza finanziaria delle imprese; è un po' d'ossigeno in un momento asfittico, ma bisognerà verificare quanto sarà complicato svincolare i crediti e in quali tempi. In terzo luogo, bisogna considerare il blocco dei pagamenti per pendenze tributarie introdotto nel 2006 dalla coppia Visco-Bersani che impedisce ai debitori d'imposta di riscuotere i propri crediti... e sono molte le pmi costrette alla morosità (magari anche per non aver riscosso proprio quei crediti!). In quarto luogo, subordinare i pagamenti al rispetto dei vincoli di bilancio offre un pretesto facile per disattendere agli impegni; per quanto si possa confidare sulle entrate di una pressione fiscale espropriativa (giunta al 52%!), la grave recessione, il peso degli oneri sociali, la flessione del gettito per riduzione dei redditi producibili, il declino dei consumi interni ed il rallentamento della circolazione del danaro rendono assai probabile lo sconfinamento.
Il braccino corto dello Stato potrà trovare un formidabile aiuto nell'incontrollabile esercizio dei poteri accertativi, soprattutto presuntivi, del Fisco (studi di settore, redditometro e indagini finanziarie): grazie anche alle enormi banche dati disponibili si potranno aggredire le ingenti ricchezze nascoste dei contribuenti che piangono miseria e ostentano agiatezza; questo pretesto, alimentato dalla propaganda di un sommerso costante (nonostante la crisi, pare sia sempre di 275 miliardi l'anno), legittimerà un generalizzato esproprio di Stato contro i cittadini (soprattutto dei «finti ricchi») che, convinti della loro necessità, hanno accolto con favore certe misure repressive e che dovranno sperimentare cosa significhi doversi difendere dalla prepotenza degli uffici finanziari. «Poveri noi»!
*Presidente del Movimento in difesa dei lavoratori autonomi
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