"È complice di Israele". Gli antagonisti organizzano un altro assalto all'Università di Milano

Dopo le rimostranze violente di novembre, gli antagonisti dell'Università di Milano hanno programmato un'altra manifestazione al Senato accademico

Una manifestazione degli studenti della Statale
Una manifestazione degli studenti della Statale
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La democrazia secondo gli antagonisti rossi: chiunque può esprimere il proprio pensiero, purché sia allineato al loro. Si può riassumere così quello che da sempre, ma con particolare insistenza negli ultimi due mesi, accade nelle università italiane. I collettivi rossi, supportati dai centri sociali, tengono sotto scacco gli atenei cercando di imporre, talvolta con la forza, il loro pensiero e punto di vista. Un atteggiamento aggressivo e violento, che ha avuto uno dei suoi apici all'Università Statale di Milano lo scorso 14 novembre. Un'azione che rischia di ripetersi domani, a seguito della convocazione della nuova seduta.

Con un volantino non firmato, i collettivi annunciano una "mobilitazione" per martedì 12 dicembre, "Per ribadire a gran voce che gli studenti della Statale sostengono la resistenza palestinese ed esigono la cessazione degli accordi tra UniMi e Israele". Esigono, non chiedono: i termini sono importanti e quelli utilizzati nel volantino, dove si accusa per altro il rettore di "complicità sua e del nostro ateneo rispetto all'imperialismo occidentale e allo Stato sionista di Israele", tratteggiano una volontà prevaricatrice e dispotica.

Durante l'assalto di novembre, gli antagonisti picchiavano sulla vetrata, che per fortuna è antiproiettile, con caschi, bottiglie e così via, intimorendo ovviamente i presenti, tra i quali anche alcuni professori. Non sono mancate nemmeno le minacce: "Assassini, fascisti di merda, avete le mani sporche di sangue". Il rischio è che all'appuntamento di domani si ripetano le stesse scene indegne, lo stesso assalto alla libertà di espressione all'interno di un ambiente, quello universitario, che dovrebbe essere la culla della democrazia. I senatori accademici sono in allarme, perché un altro scioglimento di seduta rappresenterebbe un unicum e un grave precedente nella storia.

Appare quanto mai grave che la discussione all'interno di un'università, tanto più di tipo pubblico, sia in mano a un manipolo di antagonisti, che pretendono di imporre il proprio pensiero sulla collettività, scatenando azioni violente in caso contrario.

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