MilanoComprare casa è divenuto ormai un sogno impossibile per la maggior parte degli italiani. Troppo alto il divario tra i loro redditi e i prezzi degli immobili che sono sì diminuiti, a causa della crisi, ma non abbastanza. Sebbene nel periodo tra il 2008 e il 2012 i prezzi delle abitazioni siano scesi del 10%, il gap tra redditi e costi è rimasto infatti invariato al 9,2%. Risultato, le compravendite immobiliari del primo trimestre del 2012 in materia immobiliare sono crollate del 20%: tanto più che il credit crunch ha reso sempre più difficile ottenere i mutui dalle banche.
Sarebbe necessaria «una diminuzione del 7% delle quotazioni - spiega il Centro studi di Confindustria, autore del rapporto sulla casa - per tornare sui valori di lungo periodo entro il 2013, ma l'aggiustamento potrebbe essere più prolungato e più profondo, dato che nel 2000 il rapporto tra quotazioni e reddito disponibile procapite era del 14,9% sotto la media di lungo periodo e nel 1997 del 30 per cento. Negli Stati Uniti, per esempio, lo scoppio della «bolla immobiliare» ha più che controbilanciato gli aumenti precedenti, e tale rapporto è al minimo storico (-18,2% rispetto alla media): pesa lì, ma non in Italia, l'ingente stock di case invendute in seguito ai default sui mutui», conclude Viale dell'Astronomia.
In altri termini, il nostro Paese sconta ancora i prezzi elevati degli anni ante-crisi, mentre la recessione ha bloccato la capacità di crescita del reddito (aumentato solo dello 0,3% tendenziale nel primo trimestre 2012), e quindi gran parte del peso dell'aggiustamento dovrebbe ricadere sul versante immobiliare, con ulteriori ribassi in vista. Più in generale, secondo Confindustria, il quadro congiunturale del mercato italiano della casa è in rapido peggioramento. Crollano le transazioni immobiliari: giù le compravendite registrate (-19,6% tendenziale nel 1° trimestre 2012) e la quota di agenzie che hanno venduto abitazioni (-6,6 punti percentuali nel 2° trimestre rispetto all'anno precedente); si allungano i tempi di vendita (8,2 mesi, uno in più di un anno fa) e quindi la riduzione media rispetto al prezzo inizialmente richiesto (15,4%). La domanda è compressa dalla caduta del reddito disponibile e dal credit crunch: 64,7% gli acquisti finanziati con un mutuo nel 2° trimestre, -7,9 punti percentuali rispetto all'anno precedente, per una quota media del 63% del valore dell'immobile, -10%).
E gli addetti ai lavori sono tutt'altro che ottimisti sull'andamento futuro: -74 il saldo tra la quota di agenzie immobiliari che ritengono ci sarà un aumento e quella che ritiene avverrà una diminuzione delle quotazioni. Dati peggiori di quelli registrati nel 2008-2009, biennio nel quale la diminuzione dei prezzi nominali è stata del 6,1% complessivo.
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