«Come tutti gli esseri umani del nostro tempo, ho mille acciacchi. Però, le medicine non le uso. Le compro e basta», sghignazza Paolo Virzì. Il regista siculo-labronico ha un film in uscita l'11 Ottobre, la «storia d'amore romanticissima» (ipse dixit) «Tutti i santi i giorni», ispirata a un romanzo del conterraneo livornese Simone Lenzi.
È il tipo che non usa le medicine, vero?
«E ne pago le conseguenze: dimostro più dei miei anni. Compro tante medicine, ma le compro e le lascio là. Le farmacie mi piacciono, come ambienti, con i loro scaffali e i vasi decorati: quando, due volte all'anno, ci entro, acquisto un bel po' di farmaci. E già solo averli comprati mi fa bene».
Li compra e basta?
«Sì, li metto lì e li lascio scadere. Così ho una scusa per buttarli via».
Salutista di ferro, nemico dei farmaci?
«No, non sono salutista, altrimenti farei vita morigerata, invece
mi capita raramente di pormi dei limiti, in quello che mangio o che bevo».
L'abitudine a comprare medicine, per lasciarle scadere nell'armadietto, viene da qualcuno di famiglia?
«Assolutamente no. Anzi: mia madre è una farmacofila: ha un armadietto fornitissimo».
Niente medicine, niente dottori: la ricerca francese è tagliata su misura per lei
«Io un medico ce l'ho: è Carlo Verdone.Chiamo Carlo e sento che accoglie con passione la mia telefonata. Mi fa un sacco di domande, si siede e scrive, poi, finalmente mi dà la prescrizione adatta».
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