RomaIl «combinato mal-disposto di Imu-Tasi-Tari potrebbe essere letale per le nostre imprese». Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli non ama i giri di parole e ieri, durante l'assemblea annuale dell'associazione, ha semplicemente ricordato che il tessuto industriale rischia la morte. «Le tasse in Italia si pagano infatti tre volte: prima come imposte, poi come burocrazia e infine come incertezza», ha argomentato evidenziando come «non è possibile che un imprenditore onesto si senta sempre un po' un sorvegliato speciale per il fisco italiano». La terapia non può essere quella somministrata dagli ultimi governi: «I consumi sono malati e se si sbaglia farmaco di aggraveranno». Il tax spending (più imposte per finanziare più spese, ndr) è un «film già visto nel 2012»: conti in disordine, più tasse, -4% dei consumi e nuova recessione. «Non ripetiamo quell'errore!».
La sortita di Sangalli ha una valenza politica e segna uno smarcamento di Confcommercio dal «renzismo» dilagante a ogni livello, persino nella rappresentanza. Certo, il numero uno di Piazza Belli ha ammesso che il successo delle Europee è un segnale di cambiamento, ma altrettanto nettamente ha sottolineato che il governo deve assumersi una «responsabilità netta», soprattutto durante la presidenza Ue. Avrebbe potuto, Sangalli, firmare una cambiale in bianco a Palazzo Chigi.
E invece ha scelto la rudezza dei numeri. «L'Italia è ancora gravemente malata di bassa crescita: non è affatto fuori pericolo», ha detto. L'Ufficio studi di Confcommercio, infatti, stima per quest'anno una moderata crescita dello 0,5%, inferiore alle stime del governo. I consumi resteranno al palo (+0,1%) e per recuperare il livello di prodotto interno lordo registrato nel 2007, l'ultimo anno prima della grande crisi, occorrerebbero ben 11,5 anni. «Le nostre possibilità di crescita sono oggi inferiori a quelle già esigue di qualche anno fa», ha aggiunto rimarcando che «le prospettive sono deludenti: siamo ancora nella palude degli zero virgola».
Una via da seguire per Sangalli c'è: «L'attuale carico fiscale sul lavoro è incompatibile con la crescita ed è tempo di riformare la spesa pubblica e mettere al centro della politica economica l'impresa». Insomma, «ci dobbiamo salvare da soli facendo le riforme», l'unico modo per tentare di raddrizzare la barca. «Quando parlo di fisco - ha precisato - parlo anche di semplificazione, di un approccio fiscale che favorisca imprenditori e contribuenti».
Una sfida raccolta dal ministro dello Sviluppo, Federica Guidi. «Sappiate che il mio impegno per tenere aperte le fabbriche è uguale a quello che metterò per tenere aperti i negozi», ha assicurato annunciando l'estensione del bonus da 80 euro anche a pensionati e partite Iva. Al ministro non si può non riconoscere il coraggio, lo stesso mostrato una settimana fa dinanzi alla platea di Confindustria.
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