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"Conflitto nelle scuole e nelle città". Così gli studenti guardano agli anni Settanta

Convegno nazionale in un centro sociale romano occupato. All'ordine del giorno il 25 aprile. Ecco come si sta organizzando la galassia antagonista

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Un centro sociale occupato nell'area ovest dalla Capitale, a breve distanza dalle stazioni Termini e Tiburtina. E diverse decine di giovani e di giovanissimi provenienti da tutta Italia che si sono ritrovati lì per un weekend comunista, tra pugni chiusi e inni alla lotta. Questo è stato il fine settimana del ritrovo nazionale dell'Opposizione studentesca d'Alternativa, abbreviato in Osa, branca dell'Organizzazione comunista giovanile Cambiare Rotta. Osa è l'organizzazione che raggruppa gli studenti medi, ossia quelli delle scuole superiori, spesso non ancora maggiorenni, che si lasciano avvicinare dagli ideologi del comunismo più spinto, quello che ha come ideale il pensiero di Iosif Stalin e Vladimir Lenin.

Alle spalle di Osa, oltre a Cambiare Rotta, si sono organizzazioni extraparlamentari "adulte", come la Rete dei comunisti italiani e Potere al popolo, che garantiscono alle due organizzazioni giovanili il supporto necessario per continuare a esistere. Erano presenti anche durante il meeting romano, come testimoniano gli stessi giovani comunisti, che hanno pubblicato sulle loro pagine le immagini degli interventi di esponenti molto noti della Rete dei comunisti o dell'Unione sindacale di base. Alla due giorni pare abbiano preso parte anche i Giovani comunisti, la frangia "young" di Rifondazione comunista, e il Fronte della gioventù comunista. Pugni chiusi, braccio sinistro ben disteso e quell'infervoramento che si è visto fin troppe volte in passato, in ogni schieramento che poi ha virato verso l'estremismo. Questo si vede nei video che Osa publica con orgoglio nelle sue pagine. "Osare, lottare, cambiare rotta. Il presente si cambia con la lotta", scandiscono gli studenti, quasi come fossero degli automi, in coro e senza mai abbassare quel pugno.

All'evento ha preso parte anche l'Unione democratica arabo-palestinese, stando a quanto si legge nei ringraziamenti di Osa nazionale al termine della due giorni romana. Fa parte di questa organizzazione, di cui ne è anche uno dei responsabili, Shokri Hroub, che lo scorso novembre durante una manifestazione pro-Palestina a Milano ha dichiarato che "Hamas è una forza originale e fa parte della resistenza del popolo palestinese. Ha il diritto e il dovere di resistere come i partigiani a Sant'Anna di Stazzema". Va da sé che paragonare Hamas ai Partigiani sia ben distante dal concetto di democrazia che si ha in occidente.

Questi giovanissimi, in alcuni casi non ancora maggiorenni, che oggi gridano che "il presente si cambia con la lotta" sono i nipoti dell'ideologia che nel nostro Paese ha partorito le rivolte degli anni Settanta. Sono animati dagli stessi che nei loro documenti esaltano la "sinistra rivoluzionaria" di quel periodo e la "guerra a bassa intensità" che è sfociata nei terribili fatti del Settantasette, ai quali questi giovani guardano oggi con ammirazione.

Nel loro manifesto, infatti, parlano della "costruzione di una soggettività organizzata in grado di dare vita a momenti di conflitto nelle scuole e nelle città di tutta Italia" e dicono che il "progetto giovanile che stiamo costruendo dopo questa assemblea è ancora più forte". Tutte frasi, idee e proclami che si sono già visti in Italia, che il nostro Paese ha già attraversato non senza pagare il suo tributo di sangue, che ora qualcuno sembra voler richiamare. I giovanissimi come "piede di porco" delle organizzazioni maggiori sono uno schema ricorrente e il rischio e questi ragazzi si lascino trascinare in progetti più grandi di loro.

Sembra durante la due giorni romana, dalle parti di Osa è stata annunciata una nuova assemblea nazionale il prossimo 20 aprile per la "lotta e opposizione al governo Meloni". Ma, soprattutto, Osa, Cambiare rotta e tutte le organizzazioni satellite stanno lavorando alla "costruzione di un 25 aprile fuori dalle logiche della ricorrenza storica, per mettere al centro che oggi l'antifascismo è antisionismo". Tutto questo non può non ingenerare una riflessione seria.

Non può non portare a chiedersi dove sta andando la generazione degli studenti di oggi, che sembra avvicinarsi pericolosamente a quella degli studenti degli anni Settanta, che oggi spesso sono in cattedra delle scuole e nelle università.

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