Milano Luogo e ora del duello finale tra Silvio Berlusconi e i giudici sono stati fissati: mercoledì 18 aprile, ore 9, piazza Cavour, Roma. Lì, nell'aula della sesta sezione penale della Cassazione, i difensori del Cavaliere dovranno cercare di dimostrare in termini giuridici quello che politicamente Berlusconi dice da anni: e cioè che a Milano sarebbe in corso una persecuzione giudiziaria contro di lui, il cui unico obiettivo è spazzarlo via dalla vita politica del paese, e che l'unico modo per metterlo al riparo da questa caccia all'uomo è spostare a Brescia i processi per il caso Ruby e per i diritti tv.
Fino a quel giorno, tutto si ferma. Ilda Boccassini non potrà pronunciare la sua requisitoria per il processo Ruby, con la richiesta di condanna per concussione e prostituzione minorile. I giudici della Corte d'appello non potranno emettere la sentenza per i diritti tv, che dovrà confermare o cambiare la condanna a cinque anni di carcere per frode fiscale emessa in primo grado. Stop. Il film dei processi si ferma a metà di un fotogramma, come quando al cinema si inceppava il proiettore. Lo scontro si sposta a Roma. E dal suo esito dipenderà la sorte dei processi milanesi, se e quando potranno ripartire.
L'annuncio viene dato ieri pomeriggio, nell'aula del processo Ruby. Aula semideserta. Cinque donne: le tre giudici, la Boccassini, e a rappresentare le difese solo Alessandra Merenda, giovane sostituto. È il giudice Giulia Turri a comunicare che dalla Cassazione è arrivato l'avviso della fissazione dell'udienza per il 18 aprile. I giudici romani, che la settimana scorsa avevano chiesto e ottenuto nuovi documenti sui processi in corso a Milano, non hanno perso tempo. Chiamati a fare da arbitri in uno scontro senza quartiere com'è quello in corso tra il Cavaliere e gli eredi pool Mani Pulite hanno ritenuto doveroso fare in fretta.
Il codice in questi casi è chiaro: se la richiesta di rimessione (come si chiama tecnicamente la richiesta di spostare il processo ad altra sede) avvia il suo iter in Cassazione, i processi in corso si fermano prima della requisitoria e della sentenza. Così ieri persino Ilda Boccassini, per la prima volta da quando è iniziato il caso Ruby, non si oppone alla lunga sospensione. Per almeno quattro volte, nelle ultime udienze, il procuratore aggiunto si era presentata in aula pronta a presentare il conto finale all'imputato, e per un motivo o per l'altro aveva dovuto rinunciare. Ieri si limita a prendere atto dell'inevitabile.
Da oggi, Silvio Berlusconi si può così dedicare a tempo pieno ai suoi impegni politici, senza temere che sul più bello di una consultazione al Quirinale gli piombi sul collo una richiesta di condanna o una sentenza. Intanto il suo staff legale ha già iniziato a lavorare a tempo pieno in vista della partita cruciale del 18 aprile. Le possibilità di ottenere lo spostamento a Brescia sono esigue, ma ci sono. Se Berlusconi dovesse vincere, i due processi dovrebbero quasi certamente ricominciare da capo.
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