Consulta, il Colle rimette Di Pietro al suo posto

RomaGiorgio Napolitano respinge l’appello di Antonio Di Pietro. «Non interferisco», fa sapere il capo dello Stato al leader dell’Idv, che gli chiedeva di fare un passo perché si dimettessero i due giudici costituzionali Luigi Mazzella e Paolo Maria Napolitano e il Guardasigilli Angelino Alfano, rei di aver partecipato a una cena con Silvio Berlusconi, a pochi mesi dalla decisione della Consulta sul lodo che sospende i processi del premier.
Da ambienti del Quirinale si spiega che non ha alcun fondamento istituzionale la richiesta, sulla questione discussa mercoledì anche alla Camera, di un intervento del presidente della Repubblica: interferirebbe nella sfera di insindacabile autonomia della Corte costituzionale.
Mentre interviene anche il presidente della Consulta, Francesco Amirante, per garantire che la Corte «nella sua collegialità deciderà come ha sempre fatto, in serenità e con imparzialità e obiettività, le questioni sottoposte al suo esame», il dialogo a distanza tra Di Pietro e Napolitano apre una frattura nel centrosinistra. Anna Finocchiaro del Pd (che pure ha criticato la cena «inopportuna») sbotta, infatti, contro il leader dell’Idv: «Dovrebbe smettere di usare la funzione, il ruolo e la persona del capo dello Stato per dare maggiore forza alle proprie polemiche politiche e, da giurista, dovrebbe conoscere l’indipendenza della Corte costituzionale, l’inamovibilità dei suoi componenti, l’assenza di qualunque strumento di controllo in capo al presidente della Repubblica». Di Pietro, che continua a insistere su un intervento di Napolitano per «restituire credibilità» alla Consulta, resta spiazzato. Ma continua a replicare anche ad Amirante.
Per rafforzare l’impressione che la bagarre scatenata da Idv e Pd sull’incontro a casa Mazzella non avrà sviluppi, il presidente dell’Alta corte invita ad abbassare «i toni del dibattito pubblico» sulla vicenda e ringrazia Napolitano per aver indicato «quali debbano essere i rapporti tra le istituzioni». Senza fare alcun riferimento al lodo Alfano, Amirante sottolinea, così, che l’imparzialità della decisione della Consulta sarà garantita dalla sua collegialità. Insomma, se anche fosse, non si condiziona con 2 voti un parere espresso dal plenum dei 15. Si smontano le speranze di chi aspettava che la prossima settimana (in questa non ci sono sedute) qualcuno alla Consulta chiedesse un procedimento disciplinare per la rimozione di Mazzella e Napolitano, visto che dal 2008 non è prevista l’astensione o la ricusazione dei giudici costituzionali.
I due interessati, poi, non hanno alcuna intenzione di fare un passo indietro. Dopo la lettera all’«amico» Berlusconi di Mazzella, che ribadiva di non aver nulla da nascondere e di cui pentirsi, ieri è uscito allo scoperto anche Napolitano. E con parole pesanti. La richiesta di dimissioni di Di Pietro, per lui, può «essere interpretata come un tentativo di intimidazione» e la notizia della cena ha provocato una «reazione spropositata». Napolitano, comunque, era «sicuro» che il suo omonimo al Quirinale non sarebbe intervenuto. Ed è sereno su quel che accadrà alla Corte. I giudici costituzionali, spiega, non hanno imputati di fronte come quelli ordinari, perché «giudicano sulle leggi».

Napolitano ricorda che il venerdì in cui L’ Espresso rivelò la notizia, lui era ad una cena ufficiale proprio con Amirante e il vicepresidente Ugo De Siervo, che non parlarono dell’accaduto. «Né - dice Napolitano - ho notato un calo di cordialità nei miei confronti».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica