Leggi il settimanale

Conte e Boccia in conflitto d'interessi sulla commissione Covid

Le riunione segrete prima del lockdown e l'accesso ad atti riservati e secretati: è opportuno che i due ex membri del governo che ha gestito la pandemia restino comissari?

Conte e Boccia in conflitto d'interessi sulla commissione Covid
00:00 00:00

Nella sua audizione degli scorsi giorni, l’ex capo di gabinetto del ministro della Salute Roberto Speranza, Goffredo Zaccardi, ha confermato al presidente della commissione d’inchiesta Covi Marco Lisei (Fdi) l’esistenza di due cruciali riunioni segrete nella sede del Cts ma mai verbalizzate.
Una del 6 e una del 7 marzo 2020 (quest’ultima fino a notte fonda) a cui avrebbe partecipato un gruppo ristretto di persone del governo tra cui Giuseppe Conte e l’ex ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia (Pd), guarda caso entrambi membri della commissione d’inchiesta. Furono Lisei e il senatore Fdi Antonella Zedda a mettere insieme le contraddizioni dell’ex membro del Cts Luca Richeldi, da cui per la prima volta emerse l’esistenza di riunioni segrete di cui, come ha poi appurato l’inchiesta del Giornale, in molti come il capo del Cts Agostino Miozzo (che verrà sentito nei prossimi giorni) o il dirigente Iss Giovani Rezza non avrebbero mai saputo l’esistenza.
Eppure, in quelle riunioni carbonare si sarebbero prese due decisioni importanti: quella di non chiudere la Valseriana prima (nonostante Speranza avesse già preparto la bozza di decreto e 400 militari erano già arrivati ad Alzano per sigillare la zona) e quella di chiudere l’Italia tutta, ma solo in seguito alla fuga di notizie - partita presumibilmente proprio da Palazzo Chigi - che avrebbe portato migliaia di persone a riversarsi nelle stazioni dei treni della Lombardia per fuggire verso le regioni del Sud all’ipotesi di un Dpcm sul lockdown nazionale. Anche la vice di Zaccardi Tiziana Coccoluto aveva confermato in commissione Covid che a quelle riunioni era presente anche l’ex ministro Boccia.
È lo stesso Boccia che alla Camera del 4 marzo 2020 scagionò Regione Lombardia sulla mancata chiusura di Alzano e Nembro («in caso di emergenza nazionale, decide lo Stato, comanda lo Stato») e che oggi fa il diavolo a quattro a difesa dell’operato del governo del Conte II di cui faceva parte durante la prima ondata pandemica, lamentandosi anche - vedi il Fatto quotidiano del 28 ottobre scorso - dei tempi troppo spediti dei lavori della commissione d’inchiesta a nome di Pd e M5s.
Boccia è stato uno dei più assidui componenti presenti alle audizioni della commissione, a differenza del’ex premier, che non si sarebbe mai visto. Entrambe però hanno avuto accesso a tutte le audizioni secretate sulla prima ondata.

C’è una sorta di conflitto d’interessi - come quello che pende in Antimafia su Federico Cafiero de Raho e Roberto Scarpinato - legato al fatto che Boccia e Conte possono fruire anche di tutta la relativa sensibile e riservata documentazione acquisita dalla stessa commissione?
Qualcuno dentro la maggioranza comincia a pensare che la presenza di Boccia e Congte sia inopportuna. A pensar male, è come se i due avessero scelto di aderire alla commissione per non farsi ascoltare. Circostanza su cui, alla luce delle ultime audizioni, forse sarebbe il caso di riflettere.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica