Roma E adesso non esageriamo. Sì, abbiamo «dei problemi». Certo, il risultato elettorale «è complicato». Ed è vero, mettere insieme una maggioranza «non sarà facile». Ma, sbotta Napolitano, voi tedeschi dovete smettere di considerarci degli appestati: «Il pericolo di contagio non esiste, non siamo mica malati». No, Re Giorgio non ne può più di essere messo in croce. «Il nostro Paese non è allo sbando. Il governo Monti è tuttora in carica e rappresenterà l'Italia al Consiglio europeo di metà marzo». Quanto al clown, c'è poco da scherzare. La democrazia è una cosa seria, fa capire il presidente, «ci sono state libere elezioni» e Beppe Grillo sarà tra i protagonisti della trattativa e forse anche del futuro governo. «Si è espresso il popolo sovrano, quindi confrontiamoci rispettosamente con l'esito del voto».
È servita una visita ufficiale in Germania per scongelare i rapporti. Il comico, dopo averlo attaccato in tutti modi, adesso applaude la «schiena dritta» del capo dello Stato, che ha difeso lui e il Cavaliere. «Chapeau, finalmente vedo il mio presidente, merita l'onore delle armi». Napolitano apprezza: «Sono felice per le sue parole». Se poi aggiungiamo la proposta di Grillo di varare un governo Cinque Stelle appoggiato da Pd e Pdl, qualcosa prende corpo. Consultazioni 2.0? È presto per vedere gli sbocchi. Se ne riparla, dice Napolitano, a metà mese. Sotto la neve, il capo dello Stato vola intanto da Monaco a Berlino per incontrare Angela Merkel e il presidente Gauck. È forse l'ultimo viaggio del suo settennato, sicuramente uno dei più difficili. I tedeschi chiedono notizie, esprimono preoccupazioni, premono perché si faccia in fretta, talvolta, come il socialdemocratico Steinbrueck, ci trattano come il solito Paese di Pulcinella. E Napolitano, commuovendosi e tirando fuori i denti, stende un telo protettivo. Il Belpaese, dopo il voto, è un cantiere aperto: «Ognuno è libero di pensare dentro di sé quello che crede, ma quando si parla di cose che riguardano libere elezioni, bisogna essere molto ponderati nei giudizi e non deve mai venire meno un rapporto di rispetto tra Paesi amici». Insomma, ci vuole il giusto tempo, «impossibile un'accelerazione». I motivi stanno nel protocollo previsto dalla Costituzione per l'insediamento delle Camere. «Ci sono degli adempimenti da rispettare - spiega alla Cancelliera il capo dello Stato - questa è la realtà. Al momento non c'è nemmeno la proclamazione degli eletti in Parlamento, né la verifica delle posizioni di tutti i candidati che hanno ottenuto voti».
Bisogna aspettare un paio di settimane. «Entro venti giorni dalle elezioni si devono riunire le Camere. È stata già fissata la data del 15 marzo». E «si devono costituire i gruppi parlamentari perché io possa consultarli, non vedo perciò possibilità di accelerazioni». Il tempo serve anche per far maturare intese ed esaurire le prime fasi del negoziato, far digerire alle rispettive basi elettorali accordi sconvenienti, dimostrare pubblicamente che si è fatto di tutto, ma poi, la crisi, lo spread, l'interesse nazionale... Alla fine il problema dovrà essere affrontato perché il 15 aprile il Parlamento in seduta congiunta inizierà a votare per il nuovo presidente della Repubblica. E infatti il capo dello Stato ha comunque deciso di portarsi avanti, iniziando, già dalla prossima settimana, una serie di contatti informali. L'ideale sarebbe far quadrare il cerchio per il vertice europeo di metà marzo. L'obiettivo più realistico è sgombrare il campo dai veti per entrare nel vivo quando cominceranno le vere consultazioni. Anche per questo è partita l'offensiva diplomatica nei confronti dei nostri partner. Monti a Bruxelles ha visto Barroso e Van Rompuy. Il segretario di Stato americano Kerry ha incontrato Amato, Gianni Letta e D'Alema. Roma chiede una tregua in attesa della stabilità. La Merkel augura a Napolitano «di avere successo nella sua azione» e si dice «fiduciosa sul senso di responsabilità delle forze politiche italiane».
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