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Contrada è definitivamente libero: no del giudice alla libertà vigilata

L'ex 007 non avrà più alcun tipo di restrizione. Il magistrato di sorveglianza ha deciso che è troppo vecchio e malato, e che le pene accessorie sono inutili

Contrada è definitivamente libero: no del giudice alla libertà vigilata

La decisione era scontata, vista la condotta esemplare tenuta in tutti questi anni, l'età e le gravi condizioni fisiche, che nell'ultimo periodo di detenzione hanno reso necessaria la detenzione domiciliare. Ma adesso è ufficiale, messa nero su bianco dal giudice di sorveglianza: Bruno Contrada è un uomo libero a tutti gli effetti; all'ex funzionario del Sisde, che ha scontato in gran parte in carcere i dieci anni di reclusione che gli sono stati inflitti per concorso esterno in associazione mafiosa, non va applicata la misura accessoria della libertà vigilata, perché ormai è troppo vecchio e malato per avere contatti che esulino da quelli con i familiari stretti e con i medici.

La decisione del giudice di sorveglianza è arrivata ieri. A chiederla erano stati i legali dell'ex 007, gli avvocati Giuseppe Lipera e Grazia Coco, e anche il pm aveva espresso parere favorevole. Per l'ex funzionario del Sisde il magistrato ha disposto la «non applicazione della misura di sicurezza di tre anni di libertà vigilata» perché non può essere considerato «socialmente pericoloso, ed è oggi impegnato soltanto nella cura degli affetti familiari e delle proprie condizioni di salute». La misura era stata disposta come pena accessoria alla condanna a 10 anni per concorso esterno all'associazione mafiosa che il super poliziotto ha finito di scontare lo scorso 11 ottobre, quando è stato scarcerato. «L'irreprensibile condotta del Contrada nel corso di oltre un anno di detenzione agli arresti domiciliari - scrive il giudice nell'ordinanza - costituisce la lente di ingrandimento di un regime stringente di prescrizioni e controlli, scrupolosamente osservati, da cui emerge la figura di una persona gravemente malata che limita la sua sfera relazionale ai rapporti con i familiari e con i medici».

Il caso, dunque, è definitivamente chiuso. Anche se Contrada, che si è sempre proclamato innocente, non demorde. Il suo obiettivo, infatti, è la riapertura del processo, attraverso la revisione. Più volte l'avvocato Lipera ha presentato istanze chiedendo che si rifaccia il processo. Sinora invano.

Ma la battaglia, comunque, continua.

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