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«Contro il trauma bisogna fermare i flashback»

Utile contro attacchi di panico e insonnia

«Contro il trauma bisogna fermare i flashback»

Rosario Sorrentino, direttore dell’Isneg, l’istituto di neuroscienze globale di Roma, ci insegna a combattere la paura. Quella che ha assalito milioni di persone dopo il vile attentato a Brindisi. «Non bisogna aver paura della paura. È una risorsa, un’energia che scatena rabbia e forza».
Però si sta male nel ricordare la tragedia di Brindisi.
«Certo, infatti nel nostro cervello scatta la paura per attivare l’istinto di sopravvivenza».
Le madri cosa devono rispondere ai propri figli che oggi si rifiutano di andare a scuola?
«Quello che è accaduto è terribile. Ma non andare a scuola significa l’interruzione della normalità che produce un’anormalità all’ennesima potenza».
Cioè si innesca un processo pericoloso?
«Iniziamo a costruire nel nostro cervello la fobia, l’ossessione, l’ansia anticipatoria che precede l’esposizione ad andare a scuola. E non va bene. È come quando si cade da cavallo. Per evitare di strutturare gli effetti negativi della caduta bisogna risalire subito in sella».
Quale sfida vuole lanciare l’autore dell’attentato di Brindisi?
«Sollecitare la paura distruttiva che ci annulla e ci blocca. Vuole modificare la nostra routine, la nostra quotidianità. Vuole condannarci a una dimensione d’incertezza nei confronti della vita».
Come si deve reagire?
«Dobbiamo dire a noi stessi che esiste un pericolo potenziale, che potrebbe crearsi una nuova emergenza, ma che abbiamo gli strumenti per superarla mentalmente».
Insomma dovremmo ripeterci: noi non abbiamo paura...
«Non bisogna negare la paura, ma sviluppare una cultura della paura consapevole perché è una risorsa che ci fa affrontare con lucidità l’emergenza e ci dà la forza per ribellarci contro chi vuole modificare la nostra esistenza».
Molti ragazzi a Brindisi hanno assistito a scene orrende. Per loro sarà dura dimenticare?
«Nel loro cervello c’è un corpo estraneo fatto di ricordi, un trauma che li proietta in una sorta di flash back costante. Nel loro cervello penetra un reality negativo: le immagini, le voci, le urla, il fuoco. E queste persone vanno aiutate perché hanno vissuto un trauma da stress».
Serve uno psicologo?
«Innanzitutto serve una terapia farmacologica che agisca sulla serotonina per bloccare attacchi di panico, depressione post traumatica, insonnia. Così si evita che il ricordo della bomba venga depositato nel cassetto della memoria e diventi inquilino prepotente nella mente, destabilizzandoci. Poi si può aggiungere una psicoterapia breve di tipo cognitivo comportamentale».
Va attivata una task force.
«Bisogna aiutare rapidamente queste persone dal punto di vista psichico ed emotivo. Non si devono lasciare sole».


In tv si rivedono le immagini, i libri per terra, forse spunterà il filmato dell’attentatore. È giusto diffonderlo?
«La comunicazione dev’essere sobria senza dettagli o scene che potrebbero configurare una sorta di pornografia del terrore».

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